Destinazione.. L’anno dei fiori di papavero

Buongiorno Viaggiatori!

Oggi nuova recensione e questa volta vi farò viaggiare nello spazio e nel tempo rendendovi protagonisti di una bellissima storia. Il libro in questione è L’anno dei fiori di papavero, dell’autrice tedesca Corina Bomann alla quale avevo già dedicato un intero articolo, tempo fa.

La lettura risale ormai all’anno scorso ma non sono ancora riuscita a cancellare dalla mia mente tutte le emozioni che ho ricevuto da questo romanzo. L’ho ricevuto per l’Epifania da mia madre (ancora una volta) e sono rimasta affascinata immediatamente dalla copertina. Colori vivaci che fanno venire voglia di immergersi subito nella lettura.

La protagonista del romanzo è Nicole, una ragazza cresciuta senza padre che, abituata alla sofferenza, spera di trovare la felicità grazie ad un bambino in arrivo. Ma il destino sembra averle riservato altri piani: il suo fidanzato David la abbandona non appena lei gli rivela di essere incinta. A complicare ulteriormente le cose un problema cardiaco del bambino, probabilmente ereditario, che costringe Nicole a rivolgersi alla madre Marianne per saperne di più. Determinata a scoprire la verità e prendersi un attimo di pausa per sé stessa, decide di recarsi nella sua tenuta vinicola.  Marianne, dal canto suo, pur essendosi sempre rifiutata di parlare del padre di sua figlia, questa volta si lascia convincere, per il bene della famiglia e del bambino.

Le due donne iniziano a raccontarsi e il lettore sarà trasportato da queste intime confidenze. Si viaggerà nello spazio e nel tempo. Grazie ai racconti della madre Marianne, Nicole verrà proiettata negli anni ’70, a Bar Le Duc, una cittadina della Lorena dove la madre aveva lavorato come insegnante proprio in quegli anni. Con il passare del tempo, Nicole scopre dettagli sempre più importanti della vita di sua madre che potrebbero portarla a sapere la verità.

Attraverso una magnifica caratterizzazione dei vari personaggi, l’autrice riesce a raccontare le loro emozioni e personalità. In questo modo, il lettore non può fare altro che sentirsi parte della storia e rimanerne colpito. Vi assicuro che non si tratta del solito romanzo rosa che narra le sofferenze di una figlia abbandonata. E’ molto, molto di più di questo.

La storia dà molto risalto alle protagoniste femminili, accomunate non soltanto da un legame di sangue, ma anche da un carattere forte al punto tale da riuscire a sopportare la sofferenza della solitudine e dell’abbandono. Il valore della famiglia e il diritto ad averne una è spesso sottovalutato e questo romanzo descrive perfettamente i sentimenti che si provano in determinate circostanze e l’importanza di difendere questi aspetti. E’ una storia d’amore non solo tra uomo e donna ma anche, e soprattutto, tra madre e figli.

Questo romanzo è stato il primo che ho letto della Bomann ma penso proprio che ne leggerò altri dato il fascino che ha avuto su di me.

Per quanto riguarda lo stile, è semplice. Seppur ci sia un continuo intreccio di presente e passato, il lettore non fa fatica a seguire la vicenda. Dato che la narrazione è originata dal racconto di Marianne, la scrittura si adatta e risulta essere molto scorrevole e lineare.

Il libro è consigliato a tutti, in particolare a coloro che vogliono avventurarsi in una storia scorrevole, ricca di significati e sentimenti.

Elaysa

 

 

 

 

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