Buongiorno Viaggiatori!
Strano ma vero… sto scrivendo per il blog!
Oggi torno con l’articolo dedicato alle biblioteche antiche/famose. Per la prima volta, siamo in Italia, in particolare a Verona dove è situata una delle biblioteche (se non l’unica) più antiche del mondo: la Biblioteca Capitolare.
Ubicata all’interno del Palazzo del Canonicato, accanto al Duomo, la Biblioteca Capitolare è una delle biblioteche ecclesiastiche più importanti d’Europa. Nata nel V secolo d.C, come diretta emanazione dello Scriptorium, un centro per la trascrizione dei testi. Il nome deriva dal fatto che questo centro era gestito da sacerdoti noti con il nome di Canonici del Capitolo.
Tuttavia, sembra che l’attività vera e propria della biblioteca sia iniziata già nel 517, data apposta sul codice trascritto da un sacerdote: un prezioso manoscritto sulla vita di San Martino e San Paolo eremita, conservato ancora oggi nella Capitolare. Soltanto nei primi anni sono stati raccolti 218 manoscritti, una cifra impressionante per l’epoca. C’erano tutti i presupposti per ampliare l’ambiente e farlo diventare uno dei più grandi d’Italia.
A partire dal 1200 lo Scriptorium venne ampliato e diventò una biblioteca a tutti gli effetti: un luogo dove recarsi per studiare, consultare libri e fare ricerca. Si narra che, nel 1320, Dante Alighieri venne invitato dai sacerdoti a tenere una conferenza.
A metà del 1400, in seguito all’invenzione della stampa, entrarono a far parte della collezione anche i primi testi a stampa, gli incunaboli, prodotti fino al 1500.
Nel corso della sua storia, la biblioteca ha dovuto fronteggiare molteplici avversità che misero a dura prova la sua resistenza. Fu attiva fino al Seicento, quando venne smarrita la parte più antica della raccolta che era stata spostata in attesa di nuova sistemazione.
Nel 1630 la peste colpì Verona, uccidendo quasi due terzi degli abitanti, tra cui anche il bibliotecario che aveva nascosto i preziosi manoscritti. Furono ritrovati solo nel 1712, dopo una meticolosa ricerca effettuata da Scipione Maffei; l’interesse destato dalla riscoperta portò a costruire la nuova sede della Biblioteca Capitolare, che nel 1781 fu ampliata per accogliere le donazioni che continuava a ricevere.
Successivamente, in età napoleonica la biblioteca attraversò un nuovo momento critico: l’enorme quantità di manoscritti ivi custoditi, ha attratto l’attenzione dell’imperatore francese che la depredò e sottrasse 31 codici e 20 incunaboli che furono spostati nella Biblioteca Nazionale di Parigi. Soltanto nel 1816, dopo la disfatta di Bonaparte, due terzi della collezione furono recuperati.
Nel 1882, quando vi fu la grande inondazione dell’Adige, la biblioteca ne fu colpita duramente e oltre 11.000 pergamene vennero ricoperte di fango e successivamente ripulite.
Infine, nel 1945, durante la Seconda Guerra Mondiale, la biblioteca fu bombardata insieme al resto della città dai nazisti e venne rasa al suolo.
I numerosi manoscritti presenti donano prestigio alla struttura. Oggi la biblioteca conta 1.200 manoscritti ed oltre 72.000 volumi.
CURIOSITA’: La Biblioteca Capitolare ospita il famoso “Indovinello veronese” che fu appuntato a margine di una pagina all’interno di un codice di preghiere liturgiche della tradizione spagnola. Risale all’epoca tra l’VIII e il IX secolo. Si tratta di una breve frase considerata come la più antica espressione scritta della lingua italiana ed è intesa come passaggio dal latino al volgare. Secondo una possibile interpretazione, l’indovinello crea un parallelismo tra l’attività del bracciante che ara i campi e quella dell’amanuense che, nell’atto di scrivere, deposita l’inchiostro sulle pagine.
–Elaysa–