Buongiorno Viaggiatori!
sabato pomeriggio ho terminato, finalmente, Una stanza piena di gente (titolo originale: In the Minds of Billy Milligan) di Daniel Keyes e oggi sono qui per parlarvene in modo approfondito. Premetto che, nonostante non vedessi l’ora di scrivere questa recensione, non è stato facile raccogliere le idee per raccontare un libro così complesso e articolato ma alla fine ce l’ho fatta.
Si tratta di un romanzo di non- fiction, più precisamente di una biografia scritta e pubblicata per la prima volta nel 1981. La prima edizione in lingua italiana risale al 2009, a cura della casa editrice Nord. Prezzo di copertina € 19,00. Degna di nota è l’ottima traduzione di Natalia Stabilini e Isabella C. Blum.
Il protagonista è William Stanley Milligan, un famoso criminale americano che, nel 1977 è stato arrestato nello stato dell’Ohio con l’accusa di aver rapito, violentato e rapinato tre studentesse universitarie. Durante il processo, Milligan non tenta minimamente di respingere le accuse a suo carico; afferma semplicemente di non ricordare. Arrestato, viene sottoposto a perizia psichiatrica, grazie alla quale gli viene diagnosticato il disturbo della personalità multipla, o disturbo dissociativo della personalità. Ciò significa che in lui, nella sua mente, vivono diverse personalità, ognuna con un proprio carattere e con un proprio comportamento. Inizialmente ne furono riconosciute 10; con il passare del tempo però, nel corso di vari ricoveri in ospedali specializzati, si arrivò a riconoscere un totale di 24 personalità. Il loro avvicendarsi nella mente di Milligan causava in lui dei vuoti di tempo che non gli permettevano di ricostruire quanto accaduto nell’immediato passato. Ovviamente la sua vita non fu per niente facile: passò di processo in processo, subì la tempesta mediatica, venne accusato di altri reati e trasferito in diverse carceri/ospedali psichiatrici nel tentativo di ristabilire la sua mente e metterlo in condizione di poter affrontare la situazione.
Prima di immergermi nella lettura di questo libro non sapevo assolutamente nulla di William Milligan, non conoscevo la sua storia e non immaginavo che la mente umana potesse essere tanto complicata. Ho acquistato il libro semplicemente perché la sinossi mi aveva incuriosita. Inizialmente, quando ho intuito che sarebbe stata data voce ad ognuna delle personalità, ho avuto paura che la narrazione potesse risultare confusa, imprecisa e frammentata. Insomma, temevo l’effetto del continuo cambio di prospettiva. Invece mi sono dovuta ricredere. Ho avuto tra le mani un romanzo strutturato alla perfezione in cui le varie personalità hanno avuto il loro peso, la loro importanza ma senza inficiare la chiarezza. La frammentazione mentale del protagonista non si riflette nella narrazione che si rivela, invece, molto fluida.
Un aspetto che ho particolarmente apprezzato è stata la presenza di una prefazione che spiegasse il contesto in cui è stata sviluppato questo libro e anche di una piccola panoramica riguardante le diverse personalità conosciute. Grazie a questa introduzione, non ho avuto difficoltà a ricordare i nomi delle varie personalità e a distinguerle in base al comportamento. Ognuna di esse infatti, è una persona a tutti gli effetti, con un carattere diverso da tutti gli altri, un modo di parlare, di atteggiarsi, di reagire alle varie situazioni della vita. La caratterizzazione del protagonista e delle sue “persone” risulta perfetta. In Milligan troviamo infatti il lato timido, quello pauroso, quello rabbioso, artistico, razionale, impulsivo, l’empatico, il solitario, il delinquente, il pianificatore, il sognatore.
Il volume è diviso in 3 parti che vengono chiamati “libri”. Ognuna di queste parti è molto ben strutturata ed ha motivo di esistere e, ciascuna, a modo suo è significativa per lo svolgersi della narrazione. I capitoli, molto lunghi, sono stati prontamente divisi in sottocapitoli: un aspetto che ho apprezzato molto in quanto facilita la lettura e permette al lettore di fare delle pause.
La storia inizia in medias res e questo potrebbe, almeno inizialmente, disorientare il lettore. Ci viene presentato Milligan già in arresto per i reati commessi nei confronti delle tre studentesse. Non viene fatto alcun accenno al suo passato, ai suoi disturbi e alla loro causa. Il tutto verrà scoperto solo in seguito. Con il proseguire della storia, tutto viene chiarito, i dubbi vengono sciolti e niente rimane in sospes.
Il secondo libro, intitolato “Il Maestro”, è particolarmente interessante e avvincente. Qui ci viene data una panoramica più dettagliata di tutte le varie personalità, di tutti i loro comportamenti. Inoltre, ci viene spiegato che cosa succede quando una personalità “prende il posto”, ovvero quando assume il controllo del corpo di William Milligan. Alla luce della distinzione tra queste “persone”, a volte mi sono ritrovata a riflettere sul fatto che, in realtà, ognuno di noi potrebbe potenzialmente essere una personalità multipla in quanto, a seconda della situazione, facciamo uscire un particolare lato del nostro carattere piuttosto che un altro. Nel caso particolare di Millingan, è come se ciascuna personalità rappresentasse un lato del suo carattere. Il titolo fa riferimento alla personalità fusa, la somma di tutti gli alter ego del protagonista. Il Maestro è l’unico che ha coscienza di tutto il passato ed è grazie alla sua comparsa che è stato possibile scrivere questo libro.
Fin qui tutto estremamente bello, avvincente, preciso.
La nota dolente arriva con il terzo libro. Ho fatto molta fatica a comprendere quest’ultima parte del romanzo. La documentazione legale e le varie testimonianze hanno rubato la scena alla narrazione vera e propria. Indubbiamente, un reportage di questo tipo ha bisogno anche di documenti su cui basare la propria teoria, ma ho trovato estremamente pesante l’esposizione di tali fonti. E’ una parte piena di nomi di avvocati, ospedali, sentenze e leggi che creano confusione. Avrei preferito che il tutto venisse riportato in un altro modo, più ordinato o, semplicemente, più breve.
Nel complesso si tratta di un capolavoro. Un viaggio in una mente umana disturbata ma non meno umana delle altre. Una mente che appartiene ad un corpo sofferente. Una persona che perde i suoi tratti di persona e viene vista principalmente come un criminale. Un ventiduenne debole che ha subito molte violenze e che ora avrebbe bisogno di protezione, si ritrova invece alla mercé di medici, avvocati e giornalisti che pensano soltanto al loro interesse. In questo modo, Milligan non fa altro che ricevere punizioni sia dagli altri che da sé stesso.
Un reportage accurato che tenta di rendere giustizia ad un caso clinico che ha fatto scalpore, dividendo la società, fin troppo radicata nelle sue convinzioni, in balia dei pregiudizi, e senza la minima consapevolezza di ciò che potesse significare essere affetti da disturbo dissociativo della personalità. Una vicenda che va raccontata e che potrebbe rivelarsi utile per possibili casi futuri. L’esperienza insegna e la documentazione potrebbe facilitare l’analisi di altre persone mentalmente disturbate.
Il libro è stato scritto in seguito ad un’attenta analisi dei fatti, della documentazione e delle registrazioni delle sedute di terapia che William Milligan affrontava nel corso della sua detenzione nei vari ospedali. Scopo della terapia era quello di diminuire la frequenza dei vuoti di memoria e di analizzare separatamente ogni personalità per comprenderne le caratteristiche e raggiungere l’obiettivo ultimo di fondere queste personalità in una unica. Lo scrittore ha deciso di iniziare questo percorso in occasione delle numerose visite allo stesso Milligan. Alla stesura del romanzo hanno cooperato tutte le personalità, compreso Il Maestro, con l’obiettivo di ricostruire gli eventi più accuratamente possibile.
Infine, ho trovato emblematico il modo in cui viene trattata la tempesta mediatica a cui Milligan è stato condannato nel corso di tutta questa vicenda. L’autore ha insistito molto su questo aspetto a dimostrazione del fatto che, nella società odierna, anche un caso critico come questo, viene visto come un mezzo per fare notizia. La persona diventa oggetto e perde, purtroppo, la sua umanità agli occhi della società.
Voto: 4 ⭐⭐⭐⭐
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-Elaysa-
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