Buongiorno Viaggiatori!
Torna l’appuntamento con la rubrica dedicata alle eccellenze italiane nel campo della scrittura.
Nel primo articolo dedicato a questa nuova tipologia di articolo avevo colto l’occasione dell’apertura del concorso Premio Strega, uno dei più prestigiosi premi italiani.
Oggi mi addentro nei meandri dei vincitori di tale premio e ho deciso di parlarvi più nel dettaglio del primo vincitore in assoluto (1947) ovvero Ennio Flaiano.
Ennio Flaiano nasce a Pescara il 5 marzo 1910.
Passa un’infanzia spensierata caratterizzata da numerosi viaggi e spostamenti in molte città italiane per arrivare a Roma nell’ottobre del 1922 dove compie gli studi universitari.
Ottobre 1922. Una data storica per l’Italia e per il mondo intero in quanto i fascisti, guidati da Benito Mussolini, attuarono la famosa Marcia su Roma con l’intenzione di prendere il potere.
All’inizio degli anni ’30 Flaiano collabora con molte riviste del panorama nazionale tra cui L’Italia letteraria e Occidente.
Nel 1939 inizia ad occuparsi di cinema, collaborando con il neonato settimanale Oggi per il quale scriverà recensioni di film con lo scopo di esprimere il suo dissenso per il regime.
Alla figlia nata nel 1942 dedica La valigia delle Indie.
A partire dagli anni ’40 collabora anche con altri giornali come critico teatrale, recensore letterario e cinematografico.
Dal 1943 inizia a lavorare da sceneggiatore per il cinema.
Nel 1947 vince il primo Premio Strega con Tempo di uccidere, appassionato romanzo sulla sua esperienza in Etiopia, scritto in appena tre mesi dietro espressa richiesta di Leo Longanesi.
Muore a Roma nel 1972.
L’opera: Tempo di uccidere è un romanzo dall’atmosfera surreale ambientato durante l’invasione italiana dell’Etiopia, che narra le vicissitudini di un ufficiale che, durante il suo vagabondare verso l’altopiano etiopico, si perde e per caso incontra una ragazza indigena con il turbante, con la quale ha un rapporto intimo e che finirà per uccidere accidentalmente mentre i due si trovano in una zona isolata.
Pieno di rimorso, il protagonista torna al campo base sulla costa, e dopo aver ottenuto una licenza di quaranta giorni, inizia un susseguirsi di vicissitudini che portano il protagonista sull’altipiano, dove vede delle ragazze con un turbante analogo e gli viene spiegato da un collega che esse sono delle lebbrose, quindi intoccabili.
Angosciato dal dubbio si reca da un medico per aver informazioni sulla malattia. Trova poi un libro che descrive con esattezza le condizioni della sua mano, convincendolo di essere stato contagiato.
L’esperienza in Etiopia è fortemente autobiografica in quanto, nel 1935 anche l’autore, nel ruolo di sottotenente, venne imbarcato su una nave verso quella terra.
Il racconto di questo evento risulta da alcune lettere che Flaiano stesso scrisse all’amico Orfeo Tamburi e nel diario Aethiopia in cui si può riscontrare la presenza di alcune caratteristiche che verranno ritrovate più tardi nel romanzo Tempo di uccidere.
Il testo presentato a Leo Longanesi fu originariamente intitolato Il coccodrillo, ma per volere dell’editore Flaiano dovette cambiare il titolo.
La tiratura venne ultimata a fine aprile 1947, soddisfacendo il volere e le tempistiche di Longanesi, il quale appena quattro mesi prima aveva chiesto all’amico Flaiano di scrivere un romanzo da pubblicare in breve tempo. Longanesi fu anche colui che più di tutti insistette nel far partecipare il romanzo al premio Strega.
Parlando del suo stesso romanzo, Flaiano disse:
«forse non si tratta più di lebbra, si tratta di un male più sottile e invincibile ancora, quello che ci procuriamo quando l’esperienza ci porta cioè a scoprire quello che noi siamo veramente. Io credo che questo sia non soltanto drammatico, ma addirittura tragico».
Nel tempo, il romanzo è stato ristampato e pubblicato da diverse case editrici.
La prima stampa ovviamente è di Longanesi; l’ultima invece è edita BUR e risale al 2013.
Bene Viaggiatori, questo è tutto!
Spero che l’articolo vi sia piaciuto!
Non ho voluto andare troppo nello specifico con la vita dell’autore in quanto potete tranquillamente trovarla su internet.
Mi piaceva l’idea di riscoprire autori importanti che hanno fatto la storia del Premio e dell’Italia.
A presto!
–Elaysa–