VITE NEI LIBRI – Jean-Claude Romand

Buongiorno Viaggiatori!

Ho deciso, oggi si inizia una nuova rubrica sul blog!
Vite nei libri nasce all’improvviso, in una serata qualunque di fine giugno.
Infatti, come sapete, in questi giorni ho letto il romanzo L’Avversario di Emmanuel Carrère e, esattamente come è accaduto all’autore del libro, anche a me la storia di Jean-Claude Romand ha colpito molto e, inutile dirlo, la curiosità ha preso il sopravvento.

Non appena conclusa la lettura del libro una domanda mi è sorta spontanea: è ancora vivo Jean-Claude Romand? Dove si trova?
Immediatamente ho preso il telefono e mi sono messa alla ricerca di informazioni circa quest’uomo e le scoperte sono state sorprendenti.
Ma andiamo con ordine.

Il 9 gennaio 1993, Jean-Claude Romand, in preda ad un attimo di follia pura, uccide tutta la sua famiglia composta da moglie, due figli e genitori.
Compie questi omicidi a sangue freddo e le indagini hanno rivelato che, dopo la strage, l’assassino ha continuato a comportarsi come se niente fosse.
Chiaro segno di un disturbo che non gli permetteva di capire fino in fondo ciò che aveva commesso.
Perché Jean-Claude arriva a tanto? Perché si rende conto di essere arrivato al capolinea di una vita fatta di bugie lunghe ben vent’anni.
Romand infatti stava vivendo una vita che non era la sua: fingeva da sempre con parenti ed amici dichiarando di essere qualcuno che non era.
Medico, ricercatore all’Organizzazione Mondiale della Sanità di Ginevra… questo era quello che diceva.
In realtà niente di tutto ciò era vero: Romand non aveva neanche finito gli studi universitari per diventare medico.
Ogni giorno, invece di andare al lavoro, trascorreva il suo tempo girovagando nei boschi svizzeri, senza meta.

Con il passare del tempo, la famiglia ha iniziato a ricomporre il puzzle delle menzogne, quelle che inizialmente sembravano soltanto coincidenze.
Proprio in quel momento, Jean-Claude, pur di non confessare di essere un fallito, ha deciso per il peggio.
Florence la moglie, Caroline e Antoine i due figli e i genitori hanno trovato tutti la morte per mano di una persona che diceva di amarli profondamente.
In effetti sembra che fosse davvero così: Romand aveva finto e raccontato bugie riguardanti la sua vita lavorativa, ma si è sempre dichiarato vero nei sentimenti e nell’amore che provava per la sua famiglia, considerata sacra per lui.

Ovviamente la strage venne scoperta. Come? Grazie allo stesso assassino che, intenzionato probabilmente a suicidarsi, diede fuoco a casa sua dopo aver ingerito una quantità spropositata di medicinali (scaduti).
Le fiamme attirarono l’attenzione dei vicini e Romand poté essere salvato grazie all’intervento immediato dei vigili del fuoco.
Romand confessò la strage.
A questa confessione si susseguirono perizie psichiatriche e interrogatori.
Il processo iniziò il 25 giugno 1996 e si concluse il 6 luglio dello stesso anno con una condanna: ergastolo.

Sono passati 23 anni da quel giorno.
Oggi Jean-Claude Romand ha 65 anni, 23 dei quali li ha passati in carcere.
E’ uscito di prigione? Si.
Appena due giorni fa (28 giugno 2019) è stata attuata l’istanza di libertà presentata ad aprile scorso alla Corte d’Appello di Bourges.
A Jean-Claude Romand è stata concessa la libertà vigilata. Dovrà indossare il braccialetto elettronico e per dieci anni sarà sottoposto a restrizioni.
L’abbazia di Fontgombault da oggi sarà la sua nuova casa.
Qui vivrà con i monaci benedettini che abitano il convento.
Durante la detenzione, come dimostrano i rapporti stilati, Romand si è comportato sempre correttamente facendo pensare che finalmente avesse ritrovato una propria stabilità.
Ma per molti si tratta dell’ennesima messa in scena.
Certo è che Romand riuscirà difficilmente a scrollarsi di dosso l’appellativo di assassino.

Elaysa

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