SEGNALAZIONE DEL MESE – Prime novità editoriali del 2020

Buonasera Viaggiatori!

Finalmente dopo un po’ di tempo torno con le segnalazioni delle nuove uscite editoriali.
Siamo appena all’inizio e già ho scovato ben 14 nuove uscite degne di nota.
Buona lettura!


2 gennaio 📚

Gli omicidi dello zodiaco – Soji Shimada (Giunti)
Siamo in Giappone sul finire degli anni Trenta. Heikichi Umezawa, un uomo assai ricco, artista eccentrico, appassionato di astrologia e alchimia, una giovinezza trascorsa a Parigi, una vita all’insegna dell’occultismo, dell’estetismo e del lusso, viene ritrovato morto, il cranio sfondato da un oggetto appuntito, nel suo studio chiuso a chiave dall’interno. È mattina e ha nevicato per tutta la notte, non ci sono tracce e tutti i possibili sospetti hanno alibi di ferro. L’artista ha appena completato l’ultimo di una serie di dipinti di soggetto astrologico. Ma soprattutto, tra gli appunti di Umezawa, gli inquirenti scoprono un progetto assurdo e mostruoso: la creazione di Azoth, l’essere femminile perfetto, assemblando parti del corpo di due sue figlie, due figliastre e due nipoti. Ognuna di queste ragazze, tutte vergini comprese tra i diciotto e i venticinque anni, appartengono a segni astrologici diversi e ideali per formare la creatura che costituisce l’ispirazione e il sogno di ogni alchimista. Il fatto è che, poco tempo dopo la morte dell’artista pazzo, le sei ragazze Umezawa vengono effettivamente uccise e ritrovate, variamente smembrate, in luoghi diversi dell’arcipelago nipponico, ciascuno con una precisa valenza magica e simbolica. Chi ha ucciso Heikichi Umezawa? E chi ha messo in pratica il suo orrendo delirio? La Seconda guerra mondiale e la catastrofe del Giappone interrompono le indagini, ma trent’anni dopo un famoso maestro astrologo, appassionato di investigazioni, e il suo giovane assistente riprendono le fila di quel cupo enigma.

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L’angelo di Monaco – Fabiano Massimi (Longanesi)
Monaco, settembre 1931. Il commissario Sigfried Sauer è chiamato con urgenza in un appartamento signorile di Prinzregentenplatz, dove la ventiduenne Angela Raubal, detta Geli, è stata ritrovata senza vita nella sua stanza chiusa a chiave. Accanto al suo corpo esanime c’è una rivoltella: tutto fa pensare che si tratti di un suicidio. Geli, però, non è una ragazza qualunque, e l’appartamento in cui viveva ed è morta, così come la rivoltella che ha sparato il colpo fatale, non appartengono a un uomo qualunque: il suo tutore legale è «zio Alf», noto al resto della Germania come Adolf Hitler, il politico più chiacchierato del momento, in parte anche proprio per quello strano rapporto con la nipote, fonte di indignazione e scandalo sia tra le file dei suoi nemici, sia tra i collaboratori più stretti. Sempre insieme, sempre beati e sorridenti in un’intimità a tratti adolescenziale, le dicerie sul loro conto erano persino aumentate dopo che la bella nipote si era trasferita nell’appartamento del tutore. Sauer si trova da subito a indagare, stretto tra chi gli ordina di chiudere l’istruttoria entro poche ore e chi invece gli intima di andare a fondo del caso e scoprire la verità, qualsiasi essa sia. Hitler, accorso da Norimberga appena saputa la notizia, conferma di avere un alibi inattaccabile. Anche le deposizioni dei membri della servitù sono tutte perfettamente concordi. Eppure è proprio questa apparente incontrovertibilità dei fatti a far dubitare Sauer, il quale decide di approfondire. Le verità che scoprirà, così oscure da far vacillare ogni sua certezza professionale e personale, lo spingeranno a decisioni dal cui esito potrebbe dipendere il futuro stesso della democrazia in Germania…

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Il maestro di Auschwitz – Otto B Kraus (Newton Compton)
Basato sulla storia vera del famigerato Blocco 31. Alex Ehren è uno dei prigionieri di Auschwitz-Birkenau. Ogni giorno che passa la lotta per sopravvivere all’orrore del campo di concentramento si fa sempre più dura. Eppure Alex ha deciso di contravvenire agli ordini dei suoi spietati aguzzini e, di nascosto, dà lezione ai bambini raccolti nel famigerato Blocco 31. È un piccolo gesto di coraggio, che ha però un incredibile valore sovversivo, perché è il solo modo per tentare di proteggerli dalla terribile realtà della persecuzione che sperimentano sulla propria pelle. Eppure, insegnare ai bambini non è l’unica attività proibita a cui Alex si dedica… Questo romanzo è ispirato alla vera storia di Otto B Kraus, che durante la prigionia nel campo di concentramento osò sfidare le inflessibili regole imposte dai nazisti e creò per i suoi piccoli allievi un’oasi di normalità.

3 gennaio 📚

Oblio – Geir Tangen (Giunti)
Sono passati quattro mesi da quando la cittadina di Haugesund è stata insanguinata dalla catena di omicidi del “direttore d’orchestra”. Il giornalista Viljar Ravn Gudmundsson e la poliziotta Lotte Skeisvoll sono ormai indissolubilmente legati e, pur portando ancora i segni di quei tragici eventi, sono rientrati al lavoro. Nel frattempo, nei quartieri alti della città, un nuovo caso scuote l’opinione pubblica: una ragazza viene trovata morta dopo una festa studentesca, il corpo nudo adagiato su un letto, la bocca aperta in un ultimo tentativo di respirare. Emilie, vent’anni, di origini etiopi. L’ unico sospettato è un diciassettenne che si è svegliato accanto al cadavere e sostiene di non ricordare niente. Si tratta di Alexander Gudmundsson, ed è il figlio di Viljar. Tutti gli indizi sono contro di lui. Solo il padre è disposto a credergli e farebbe qualsiasi cosa per dimostrarne l’innocenza. Ma conosciamo davvero le persone che ci stanno vicine? Quanto siamo disposti a perdere per difendere coloro che amiamo? Più Lotte scava nella vicenda, più diventa chiaro che Alexander non è affatto il ragazzo pulito e ingenuo che descrive suo padre. Quando altri due giovani presenti al party vengono trovati uccisi, l’indagine prende una piega inaspettata: un cocktail mortale di estremismo di destra, perversione e droghe…

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Il primo uomo – Albert Camus (Bompiani)
Tra i rottami dell’automobile sulla quale Albert Camus trovò la morte nel gennaio 1960 fu rinvenuto un manoscritto con correzioni e cancellature: la stesura originaria di «Il primo uomo». La figlia Catherine ha meticolosamente ricostruito il testo qui pubblicato sulla base di quel manoscritto. Una narrazione forte, commovente e autobiografica: una sorta di romanzo di formazione a ritroso. Attraverso le emozioni e le impressioni del protagonista, che torna in Algeria nel desiderio di ritrovare il ricordo del padre scomparso durante la prima guerra mondiale, Camus ripercorre parte della propria vita: l’infanzia algerina, il periodo della povertà, le amicizie, le tradizioni, i sogni dai quali emerge la figura di un uomo ideale, il primo uomo, appunto. A sessant’anni dalla scomparsa di questo grande autore ecco il suo testamento letterario: vi ritroviamo le radici della sua personalità, la genesi del suo pensiero, le ragioni della scelta di dare voce, con la sua scrittura, a chi non l’ha mai avuta. Da questa storia l’omonimo film del 2011 scritto e diretto da Gianni Amelio.

7 gennaio 📚

Il futuro dell’attimo – Mauro Denozza (Chiado Books Italia)
Un uomo cinico e disincantato, apparentemente impermeabile a ogni sentimento ed emozione, un giorno viene colto da un improvviso dolore alla schiena che lo costringerà, per alcuni giorni, all’immobilità. Per la prima volta in vita sua dovrà arrendersi a qualcosa che non può controllare e ciò gli procurerà ansia e frequenti attacchi di panico. Un suo vecchio amico medico gli consiglierà di rivolgersi a uno psichiatra ma, durante le sedute, il protagonista non riesce a parlare e si chiude in un mutismo che rischia di far fallire la terapia. Di fronte a questa impossibilità di comunicare verbalmente, egli comincia a scrivere e a raccontare per iscritto tutto quello che non riesce ad esternare a parole. Attraverso i resoconti delle sedute e degli avvenimenti che fanno loro da sfondo, veniamo trascinati nel mondo di fantasie e di pensieri di quest’uomo. In questa situazione, l’incontro del tutto casuale con una donna semi-analfabeta lo porterà a contatto con una realtà a lui del tutto estranea. Un tragico evento farà precipitare la storia verso una conclusione alla quale il protagonista si rende subito conto di non potere opporre alcuna resistenza, e sarà proprio da quel momento che comincerà il suo racconto.

8 gennaio 📚

La traversata – Philippe Lançon (Edizioni E/O)
Parigi, 7 gennaio 2015. È una giornata fresca ma non piovosa. Philippe indossa giaccone e berretto, prende la bicicletta, si ferma in un minimarket a comprare uno yogurt da bere e prosegue fino alla sede di Charlie Hebdo, il giornale satirico di cui è uno dei redattori. La riunione è già cominciata, gli altri sono seduti intorno al tavolo, si parla dell’ultimo libro di Houellebecq, le opinioni sono contrastanti, la discussione si anima. Poi, dal nulla, due uomini armati vestiti di nero fanno irruzione nella sala e cominciano a sparare all’impazzata. Il bilancio è di dodici morti e undici feriti. Philippe Lançon è uno dei sopravvissuti all’attentato di matrice islamistica compiuto dai fratelli Kouachi. Una pallottola lo ferisce alla mano, un’altra gli porta via la parte bassa del viso: mandibola destra, parte del labbro inferiore, denti. Forse gli attentatori lo credono morto. È l’inizio di un’odissea ospedaliera che durerà nove mesi durante la quale la sua faccia viene ricostruita e rieducata, ma è anche un limbo, uno spazio-tempo intermedio sospeso tra una vita di prima che non esiste più e una vita di dopo che deve ancora cominciare, una dimensione strana in cui il ricordo si mischia con la realtà e con l’allucinazione. Philippe Lançon non parla del terrorismo islamico, se non come causa incidentale del suo dramma personale, ma ci accompagna nel suo viaggio di ricostruzione fisica che si svolge in parallelo alla ricostruzione della memoria, una nebulosa popolata di episodi e di personaggi tanto reali, da François Hollande a Ben Bella a Mario Vargas Llosa, quanto letterari, da Proust a Kafka a Thomas Mann. Ma sono ben altri i personaggi veri che lo assistono nel suo timoroso anelito di rinascita, sono la chirurga Chloé, il dottor Hossein, l’infermiera Annette, il portantino Lulu…

9 gennaio 📚

Teresa degli oracoli – Arianna Cecconi (Feltrinelli)
“Ci portiamo dietro il passato come le balene che nel grasso della pancia conservano le ossa di quando camminavano. Mentre nuotano, enormi balene, i pesci le guardano e non sospetterebbero mai che quei grandi animali al loro fianco prima respiravano aria e camminavano sulla terra. Forse neanche le balene lo ricordano, ma lo sanno dentro. Lo sa il loro corpo e quel segreto lo custodiscono nella pancia, sedimentato nel grasso di quella nuova vita. Anche Teresa si portava addosso i suoi segreti come le balene”.
Teresa custodisce da sempre un segreto di cui è ormai l’unica depositaria. È vecchia, ostinata, e quando intuisce che la sua mente e la sua memoria si sono fatte labili, decide di non mettere a repentaglio ciò che ha tenuto nascosto per una vita intera. Così una sera si sdraia nel letto e non si alza più: per dieci anni, “zitta e immobile, fissava quello che gli altri chiamavano vuoto e che lei aveva imparato a interpretare”. La sua famiglia però, ostinata, porta il letto al centro del salotto e dell’esuberante vita della casa, che è tutta al femminile: oltre a Teresa, ci sono le figlie, Irene e Flora, la cugina Rusì, la badante peruviana Pilar e Nina, la nipote. È lei a raccontare la loro storia, che inizia nel momento in cui la nonna si sta spegnendo e le cinque donne le si stringono intorno per vegliarla. Prima di andarsene, Teresa regala loro quattro oracoli – uno portato dal vento (come quello che indicò a Ulisse la via del ritorno), uno scritto sulla sua pelle (come la tradizione tramanda sia avvenuto a Epimenide), uno fatto di nebbia e di poesia (come al cospetto della Pizia di Delfi), uno che diventa fulmine (secondo la tradizione della Sibilla Eritrea)… Sono oracoli che sciolgono il nodo che blocca le loro esistenze, liberandole dalle paure, dal senso di colpa, dal passato, dall’incapacità di affacciarsi sul proprio futuro. E, liberando le loro esistenze, Teresa libera finalmente se stessa.

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I bambini di Svevia – Romina Casagrande (Garzanti)
Protetta dalle mura di una casa nascosta dal rampicante, Edna aspetta un segno. Da sempre sogna il giorno in cui potrà mantenere la parola data. L’unico a farle compagnia è Emil, un pappagallo dalle grandi ali blu. Non le è mai servito altro. Fino a quando una notizia la costringe a uscire dall’ombra e a mettersi in viaggio. È arrivato il momento di tener fede a una promessa a lungo disattesa. Una promessa che lega il suo destino a quello dell’amico Jacob, che non vede da quando erano bambini. Da quando, come migliaia di coetanei, furono costretti ad affrontare un terribile viaggio a piedi attraverso le montagne per raggiungere le fattorie dell’Alta Svevia ed essere venduti nei mercati del bestiame. Scappati dalla povertà, credevano di trovare prati verdi e tavole imbandite, e invece non ebbero che duro lavoro e un tozzo di pane. Li chiamavano «bambini di Svevia». In quel presente così infausto, Edna scoprì una luce: Jacob. La loro amicizia è viva nel suo cuore, così come i fantasmi di cui non ha mai parlato. Ma ora che ha ritrovato Jacob, è tempo di saldare il suo debito e di raccontare all’amico d’infanzia l’unica verità in grado di salvarli. Per riuscirci, Edna deve tornare dove tutto ha avuto inizio per capire se è possibile perdonarsi e ricominciare. Lungo antiche strade romane e sentieri dei pellegrini, ogni passo condurrà Edna a riscoprire la sorpresa della vita, ma al contempo la avvicinerà a un passato minaccioso. Perché anche la fiaba più bella nasconde una cupa, insidiosa verità. I bambini di Svevia è un romanzo indimenticabile. Per la capacità di leggere l’animo umano con profondità ed empatia. Per il coraggio di far luce su un capitolo poco conosciuto della storia italiana, quello dei bambini che, per tre secoli e fino alla seconda guerra mondiale, venivano venduti dalle famiglie per lavorare nelle fattorie dell’Alta Svevia. Per la protagonista, Edna, un personaggio vivido e coinvolgente. Una storia che è un tuffo in un mondo in cui la natura dice più delle parole e in un passato dimenticato che chiedeva di essere raccontato.

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L’infermiera di Hitler – Mandy Robotham (Newton Compton)
Germania, 1944. Prelevata dal campo di concentramento in cui era prigioniera, Anke Hoff non ha idea del destino che la attende. Quando le viene ordinato di assistere, come ostetrica, qualcuno molto vicino a Hitler è costretta ad accettare: in caso contrario tutta la sua famiglia verrebbe uccisa. Nonostante l’odio per il regime che ha perseguitato lei e i suoi cari, Anke dovrà fare del suo meglio per prendersi cura della misteriosa donna e del bambino che porta in grembo, la cui vita è legata a doppio flo alla sua. Ma nel rifugio di Berghof, la residenza segreta del Führer tra le Alpi bavaresi, niente è come sembra. Molte delle persone lì presenti, infatti, sono sottoposte allo stesso ricatto di Anke. E affezionarsi a uno di loro potrebbe complicare ancora di più le cose, mettendola davanti a una scelta impossibile da compiere. L’amore può sopravvivere agli orrori di una guerra?

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I conquistatori dell’Antartide – Francisco Coloane (Guanda)
Il protagonista di questo romanzo è un ragazzo che diventa grande viaggiando su una nave la cui rotta è l’estremo Sud del mondo. Il racconto segue quindi l’itinerario della nave fino alle acque antartiche e si arricchisce via via di scoperte, di stupori, di drammi a volte piccoli, a volte fatali. Alla vicenda della nave è intimamente legata la vicenda del protagonista che, attraverso il lungo viaggio, compie la sua educazione nautica e umana. “I conquistatori dell’Antartide” è dunque sia un romanzo di formazione sia una guida del Sud del mondo.

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Il museo delle promesse infrante – Elizabeth Buchan (Nord)
Esiste un museo, a Parigi, dove le persone non fanno la fla per ammirare i capolavori dell’arte. Dove non sono custoditi né quadri né statue. Un museo creato per conservare emozioni. Ogni oggetto in mostra, infatti, è il simbolo di un amore perduto, di una fiducia svanita. Un cimelio donato da chi vorrebbe liberarsi dei rimorsi e andare avanti. Come la stessa curatrice, Laure, che ha creato il Museo delle Promesse Infrante per conservare il suo ricordo più doloroso: quello della notte in cui ha dovuto dire addio al suo vero amore. Quando Laure lascia la Francia e arriva a Praga, nell’estate del 1986, ha l’impressione di essere stata catapultata in un mondo in cui i colori sono meno vivaci, le voci meno squillanti, le risate meno sincere. Laure lo capisce a poco a poco dagli sguardi spaventati della gente, dalle frasi lasciate in sospeso: questo è un Paese che ha dimenticato cosa sia la libertà. Eppure ci sono persone che ancora non si rassegnano. Come Tomas. Laure lo incontra per caso, a uno spettacolo di burattini. Ed è un colpo di fulmine. Per lui, Laure è pronta a mentire, lottare, tradire. Ma ancora non sa di cosa è capace il regime, né fin dove dovrà spingersi per avere salva la vita. Laure si è pentita amaramente della scelta che ha dovuto compiere tanti anni prima ed è convinta che non avrà mai l’occasione per aggiustare le cose. Eppure ben presto scoprirà che il Museo delle Promesse Infrante non è un luogo cristallizzato nel passato. È un luogo che guarda al futuro, in cui le storie circolano e spiccano il volo verso mete inaspettate. A volte raggiungono luoghi lontanissimi, ricucendo i fili strappati del destino. E a volte possono perfno giungere alle orecchie di un uomo cui non importa nulla degli sbagli e dei rimpianti, ma che aspetta solo un indizio per ritrovare il suo amore perduto…

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Netocka Nezvanova – Fëdor Dostoevskij (Feltrinelli)
Anna, Anneta, Netocka: è così che nasce il nome della protagonista, come un tenero diminutivo creato da una povera madre disperata per vezzeggiare la figlioletta in un raro slancio affettuoso, in una misera stanza pietroburghese. Ma in Netocka domina, e diventa a sua volta diminutivo, il net della negazione, rafforzato dal cognome, Nezvanova, formato da un “ne” (“non”) e dal participio passato passivo di “zvat'”, “chiamare”. Noina Lanonchiamata, è questa la traduzione approssimativa che fin dal titolo pone la piccola protagonista sotto il segno potente del “no”: Netocka è l’esclusa, è colei che non è invitata al banchetto della vita, e che dal suo cantuccio è destinata a scrutare il mondo, degli adulti di casa prima, degli estranei di fuori poi. Un Dostoevskij al femminile, dunque, che però intreccia all’analisi del mondo interiore della bambina le tematiche tipiche del suo primo periodo, quello a suo modo “romantico”, nel quale ragiona sul ruolo e sul senso dell’artista, e sul rapporto con le proprie opere. Le prime tre parti di Netocka vennero pubblicate all’inizio del 1849: a fine aprile Dostoevskij fu arrestato, condannato a morte, graziato mentre già si trovava sul patibolo. A ciò seguirono la deportazione, i lavori forzati, il confino: dieci anni nel buio della steppa, a cercare la luce; dieci anni dai quali Dostoevskij fece ritorno profondamente mutato, colmo di nuove idee, nuove passioni, nuove profondissime intuizioni. La quarta, quinta e sesta parte di Netocka non vennero mai scritte, in quanto l’aprile del 1849 segnò davvero la cesura fondamentale della creatività dostoevskiana: dopo, nulla sarebbe più stato lo stesso.

10 gennaio 📚

Città sommersa – Marta Barone (Bompiani)
Il ragazzo corre nella notte d’inverno, sotto la pioggia, scalzo, coperto di sangue non suo. Chiamiamolo L.B. e avviciniamoci a lui attraverso gli anni e gli eventi che conducono a quella notte. A guidarci è la voce di una giovane donna brusca, solitaria, appassionata di letteratura, e questo romanzo è memoria e cronaca del confronto con la scomparsa del padre, con ciò che è rimasto di un legame quasi felice nell’infanzia felice da figlia di genitori separati, poi fatalmente spinoso, e con la tardiva scoperta della vicenda giudiziaria che l’ha visto protagonista. Chi era quello sconosciuto, L.B., il giovane sempre dalla parte dei vinti, il medico operaio sempre alle prese con qualcuno da salvare, condannato al carcere per partecipazione a banda armata? E perché di quel tempo – anni prima della nascita dell’unica figlia – non ha mai voluto parlare? Testimonianze, archivi e faldoni, ricordi, rivelazioni lentamente compongono, come lastre mescolate di una lanterna magica, il ritratto di una persona complicata e contraddittoria che ha abitato un’epoca complicata e contraddittoria. Torino è il fondale della lotta politica quotidiana con le sue fatiche e le sue gioie, della rabbia, della speranza e del dolore, infine della violenza che dovrebbe assicurare la nascita di un avvenire radioso e invece fa implodere il sogno del mondo nuovo generando delusione e rovina. Il romanzo di un uomo, delle sue famiglie, delle sue appartenenze, la sua vita visitata con amore e pudore da una figlia per la quale il mondo si misura e si costruisce attraverso la parola letta e scritta.

Elaysa

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