Buonasera Viaggiatori!
Torno al mondo reale dopo una giornata passata all’università.
La prima giornata del mio ultimo semestre da studentessa universitaria… wow.. fa un certo effetto pensarci 😬.
Comunque, stasera non sono qui per parlarvi di questo ma di un classico della letteratura inglese, considerato un caposaldo del genere gotico/horror, ovvero Frankenstein di Mary Shelley.
Sono sicura che la maggior parte di voi conoscerà la storia raccontata in questo romanzo, scritto e pubblicato per la prima volta nel 1818.
Il protagonista principale dell’opera è Victor Frankenstein, uno scienziato ginevrino che, fin da piccolo, si dimostrò interessato alla scienza e ai suoi principi.
Con l’età adulta ne divenne letteralmente ossessionato al punto da consacrare la sua vita interamente ad essa.
Niente contava di più del suo obiettivo primario ovvero riuscire a riportare in vita una creatura composta da parti del corpo provenienti da diversi cadaveri. In poche parole, il suo scopo era quello di andare al di là dei limiti imposti dalla natura e dalla scienza.
Ne consegue ovviamente una sopravvalutazione delle capacità dello scienziato che non riesce a imporre dei paletti alla propria sete di conoscenza.
L’esperimento riesce, ma soltanto in parte.
Lo scienziato infatti, non aveva messo in conto la possibilità di mettere al mondo un essere totalmente estraneo alla società in cui viene creato.
Frankenstein, la creatura, ha dimensioni esagerate. E’ brutto e spaventoso.
Di conseguenza, il suo contatto con gli umani è estremamente difficile. Tutti lo giudicano in maniera negativa, anche se lui, in fondo, è una brava “persona”.
In questa sede non ho intenzione di approfondire tutte le tematiche che sottostanno a questo romanzo. Un’opera apparentemente semplice ma che, in realtà, nasconde tutt’altro.
Ogni singolo personaggio presente in questo romanzo ha un ruolo ben preciso; la struttura dell’opera stessa è simbolica e particolarmente significativa per l’esistenza della storia.
Insomma, Mary Shelley non voleva semplicemente creare un racconto gotico. L’autrice, con questo romanzo intendeva criticare un’intera società.
Strutturalmente è un libro molto complesso, una complessità positiva che migliora il testo.
Io l’ho letto in lingua originale e, se inizialmente facevo fatica, dopo aver preso confidenza con lo stile dell’autrice, tutto si è rivelato più semplice.
Ad essere sincera l’avevo sottovalutato e non avrei mai pensato che potesse piacermi così tanto.
Al di là della lingua, è un libro davvero notevole se si considera anche l’epoca in cui è stato scritto. Innovativo sotto tanti punti di vista e capace di far riflettere il lettore sui temi più disparati, dal potere della scienza, passando per i principi della natura, fino ad arrivare alla discussione sulla formazione del pregiudizio.
Assolutamente consigliato!
Senza alcun dubbio, per me, merita il massimo dei voti.
⭐⭐⭐⭐⭐/5
Una precisazione: nel link vi ho messo l’edizione italiana (Feltrinelli) ma io possiedo l’edizione inglese, edita Penguin Classic (che vedete in foto).
Tenetevi pronti perché non è finita qui…presto uscirà un approfondimento su questo libro!
–Elaysa–
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