Ehi tu, leggi l’incipit! 📖

Buongiorno Viaggiatori!

L’incipit di oggi è dedicato ad un libro candidato al Premio Strega ovvero Breve storia del mio silenzio.
Sono rimasta subito affascinata dalla trama di questo romanzo, l’ho acquistato in digitale e spero di leggerlo presto.

Titolo: Breve storia del mio silenzio
Autore: Giuseppe Lupo
Tratto da: Capitolo 1


«Ho quattro anni e vedo mia madre in cima alla scala, che lucida il lampadario d’ottone. Strofina con l’ovatta imbevuta di Sidol, ma lo fa con troppa calma per essere la vigilia di Natale. E’ in ritardo sulle pulizie, come sempre. Quel tempo non va sprecato. Mio padre gironzola intorno e non muove un dito. Guarda, contempla, misura a occhio. In questo disordine sento dire: “Fra poco avremo sorellina.”
“Quando?” domando io
Mia madre appoggia il Sidol sul ripiano e con la mano indica cinque: gennaio, febbraio, marzo, aprile e maggio.
“Ancora ce ne vuole” tranquillizza. E riprende a lucidare.
“Se viene e non ci trova?”
“Ci troverà, ci troverà.”

Io non ricordo cosa sia accaduto tra l’annuncio dato la vigilia di Natale e la caldissima notte di maggio in cui mia sorella è nata. So solo che i miei genitori hanno continuato a parlarmene. Dicevano che ero stato io a chiedere a Gesù: “Mandami presto una compagnia”. E Gesù mi aveva ascoltato.
Io aspettavo e contavo: “Siamo a maggio?”
Quando arriva maggio, mi trovo dai nonni paterni. Vengono a chiamarmi e mi portano a casa, nella stanza da letto dei miei genitori. Mia madre accarezza un groviglio di stoffa bianca, vuole che mi accosti, ma le gambe sono pezzi di legno. Più lei insiste, più io ho voglia di sparire. Le sue braccia stringono un’altra creatura, il mondo non appartiene più a me. Non dico nulla. Mi volto e scappo dai nonni: sorellina non è arrivata qui, il mondo è rimasto intatto.

Nonna è la prima a raggiungermi. Io cerco di parlare, ma la voce rimane sepolta. Mi sforzo, faccio un respiro, riprovo. Non c’è modo di spingerla fuori. Nonna è spaventata: scendono a lei le lacrime, non a me. Quel giorno, il giorno in cui Gesù ha ascoltato le mie preghiere, le parole si fanno nemiche e io inizio a provare il loro male, che è una specie di voragine di cui non si vede il fondo.
La storia del mio silenzio incomincia così.

Nessuno si aspettava quella reazione. Non tornai a casa per una settimana e mio padre, quando veniva ad accertarsi che stessi bene, assumeva un tono comprensivo: “Dai che sorellina ti vuole vedere.”
Io facevo di no con la testa. Nemmeno lui poteva immaginare la malattia che sentivo in bocca, il desiderio di parlare e non poterlo fare.
Quando la rividi, mia madre finse di non accorgersene. Io badavo a controllare dove fosse mia sorella e lei scopriva un lembo di lenzuolo per mostrarmela.
“Non ti pare bella?”
Mi sentivo un soprammobile senza mobile. Una sola domanda avrei voluto rivolgerle, ma restava nel sottosuolo.»

Fin da subito quindi ci viene chiarito il motivo dell’improvvisa perdita della capacità di linguaggio del protagonista, un bambino di appena 4 anni.
Per quanto mi riguarda lo considero un incipit molto accattivante che chiarisce immediatamente la situazione e mette il lettore davanti all’antefatto dell’evento da cui la storia si sviluppa.

Elaysa

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