Buongiorno Viaggiatori!
Nella mia TBR autunnale, tra i libri che avrei voluto leggere entro la fine dell’anno, c’era anche lui, La ferrovia sotterranea di Colson Whitehead.
Il libro, pubblicato in Italia nel 2017 e vincitore del Premio Pulitzer, è stato fin da subito indicato come un caso editoriale e una storia destinata a diventare un grande classico della letteratura mondiale.
Avendo affrontato la tematica della tratta degli schiavi anche all’università, ho pensato che fosse arrivato il suo momento, finalmente.
Era entrato di diritto nella lista ma… le cose sono andate diversamente. No, non l’ho ancora letto.
Nonostante questo inconveniente, ho deciso comunque di pubblicare l’incipit del romanzo.
Se siete curiosi di scoprirlo, Erika, o meglio erigibbi, ha fatto una live dedicata a questo libro. Ve la lascio qui.

Titolo: La ferrovia sotterranea
Autore: Colson Whitehead
Tratto da: Ajarry
La prima volta che Caesar propose a Cora di scappare al Nord, lei disse di no.
Era sua nonna a parlare. La nonna di Cora non aveva mai visto il mare prima di quel pomeriggio di sole nel porto di Ouidah, e dopo tutto il tempo passato nelle segrete del forte l’acqua le abbagliò la vista. Li avevano tenuti nelle segrete fino a quando non erano arrivate le navi. I predoni del Dahomey avevano rapito prima gli uomini, poi erano tornati nel suo villaggio, alla luna successiva, per prendere le donne e i bambini, facendoli marciare a due a due in catene fino al mare. Mentre fissava l’imbocco buio della segreta, Ajarry pensò che laggiù nell’oscurità, avrebbe ritrovato suo padre. I sopravvissuti del villaggio le dissero che, siccome il padre non riusciva a tenere il passo durante le lunghe marce, i mercanti di schiavi gli aveano spaccato la testa e avevano lasciato il cadavere lungo il sentiero. Sua madre era morta anni prima.
La nonna di Cora era stata venduta varie volte lungo il tragitto fino al forte, passando da un mercante all’altro in cambio di conchiglie di ciprea e perline di vetro. Era difficile dire quanto l’avessero pagata a Ouidah, perché faceva parte di un acquisto all’ingrosso, ottantotto anime umane per sessanta cassette di rum e polvere da sparo, prezzo a cui si arrivò dopo le tipiche contrattazioni nell’inglese della costa. Gli uomini abili e le donne incinte valevano più dei bambini, il che rendeva difficile un calcolo individuale.
La Nanny veniva da Liverpool e aveva già fatto due tappe lungo la Costa d’Oro. Il capitano aveva scaglionato gli acquisti, per evitare di ritrovarsi con un carico della stessa cultura e della stessa indole. Chissà che razza di ammutinamento avrebbero potuto scatenare i suoi prigionieri, se avessero parlato tutti la stessa lingua. Quello era l’ultimo scalo che faceva prima di attraversare l’Atlantico. Due marinai dai capelli gialli portarono Ajarry su una barca a remi fino alla nave, canticchiando a bocca chiusa. La pelle bianca come ossa.
–Elaysa–
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