Una storia che vi terrà incollati alle pagine.
E’ così che il giornale The Sun definisce Ladykiller di Martina Cole.
Di solito sono sempre molto diffidente quando leggo certe frasi nella quarta di copertina, spesso non corrispondono alla verità.
Ma non è questo il caso.
Buongiorno Viaggiatori!
Ho rimandato questo momento per un mese, indecisa su come approcciarmi a questa recensione.
Ma è giunta l’ora di smettere di procrastinare e immergermi, ancora una volta, nel mondo creato da Martina Cole.
Oggi parliamo, come ormai avrete capito, del thriller Ladykiller, uscito alla fine del 2019 per La Corte Editore. Ancora adesso faccio fatica a mettere in ordine i miei pensieri. Sapete, non mi piace pianificare in maniera eccessiva le recensioni, diciamo che mi lascio trasportare dal sentimento, nella maggior parte dei casi. Tuttavia, quando un romanzo è così complesso, diventa difficile dar retta soltanto alle emozioni che questo ci ha suscitato, in qualche modo bisogna trovare un appiglio che sia, ad esempio nella trama.
Ecco, in questo caso il punto di partenza è l’odio. L’odio che questo serial killer, George Markham, prova verso tutte le donne. E vi dirò di più: non si vergogna di manifestare questo suo sdegno anzi, metterlo in mostra lo fa sentire potente, come mai è stato in vita sua.
George ha avuto un infanzia difficile, affiancato ad una donna, sua madre, che non ha fatto altro che abusare di lui fin da piccolissimo.
Lo si capisce tra le righe, mentre il serial killer in persona racconta la sua vita, pagina dopo pagina.
Lo si capisce anche dai gesti che compie, tutti contro le donne.
Gesti che sfociano in omicidi, torture, stupri e violenza.
No, nessuno spoiler.
Leggendo, veniamo subito messi al corrente di questa pratica malsana messa in atto dal killer.
Allo stesso tempo, conosciamo le sue vittime.
Il romanzo infatti segue due storie parallele che si intrecciano prima di quanto ci si possa aspettare.
Da un lato abbiamo il serial killer, con le sue ossessioni; dall’altro invece il padre di una delle vittime, Patrick Kelly, un uomo molto conosciuto in città, uno che ha tra le mani un potere esagerato: quello di decidere per la vita delle persone.
Kelly infatti, insieme ai suoi amici fidati, gioca a fare il giustiziere nel tentativo di ripulire la città dalle brutte persone, siano essi spacciatori, stupratori e assassini.
Il suo potere però è destinato a scontrarsi con quello della polizia incaricata del caso, in particolare con la compostezza di Kate Burrows, la detective che segue la vicenda.
Durante la loro caccia all’uomo, non potranno evitare di incontrarsi e questo darà vita ad una tormentata relazione tra i due.
Se c’è una cosa che non ho apprezzato del romanzo è proprio questa: il cliché della relazione tra detective e qualcuno vicino alla vittima. Per di più, in questo caso, Kelly è anche uno che vive ai limiti della legalità. Tuttavia, devo ammettere che la storia tra i due non oscura il resto, non diventa il focus della narrazione che rimane sempre e comunque sul killer e sui suoi continui omicidi.
George Markham infatti non smette mai di colpire.
E’ scaltro, intelligente, furbo.
La polizia sembra brancolare nel buio.
Intanto le donne uccise aumentano.
Non voglio entrare ulteriormente nel dettaglio della trama.
Ci sono tanti colpi di scena che vi lasceranno a bocca aperta.
In generale, posso dirvi che, a dispetto della mole (600 pagine) il libro si legge velocemente.
Il ritmo della narrazione è tendenzialmente alto anche se, per quanto mi riguarda, ci sono delle parti molto lente che fanno calare il coinvolgimento e distolgono l’attenzione dalla storia.
In alcuni momenti mi aspettavo più suspense, più tensione e meno chiacchiere. Infatti, ho avuto l’impressione che, in alcuni punti, si sia voluto allungare il brodo con dettagli secondari che, per me, potevano essere ridotti.
Per questi motivi, io non sono riuscita a divorare la storia come avrei voluto.
Comunque, il libro mi è piaciuto molto, non temete!
Leggo molti thriller quindi le mie aspettative sono sempre molto alte e forse tendo a trovare delle imperfezioni che magari altri non percepiscono.
Indubbiamente, non mi aspetto mai un thriller con un colpo di scena in ogni riga, sarebbe molto pesante e, alla lunga, stucchevole.
Di conseguenza, credo che la strategia di allentare un po’ la tensione ad un certo punto del romanzo, soprattutto quando questo è così corposo, risulti vincente per preparare il lettore ai colpi di scena finali.
Andando più in profondità, oltre la trama, ho percepito il romanzo come un’analisi del genere umano, con tutte le sue manie di grandezza e le sue debolezze.
E’ un romanzo davvero difficile per le tematiche trattate, dovrete essere preparati a leggere descrizioni minuziose e disturbanti.
Non potrete evitare di ricreare nella vostra mente determinati scenari ed eventi.
No, non è un libro facile da leggere.
Il punto di forza sono sicuramente i personaggi che creano un tessuto di relazioni, anche implicite, che rende il libro qualcosa di molto particolare.
Tutti, sia quelli principali, che quelli apparentemente secondari, hanno un ruolo fondamentale all’interno della narrazione. Ognuno di loro rappresenta un determinato tipo di persona e ci fa capire che buoni e cattivi possono essere confusi.
L’assassino non è colui che va in giro vestito di nero e con un coltello sempre in tasca.
L’assassino può essere un insospettabile marito premuroso, il vicino sempre intento a curare il prato, il vostro amico impegnato nel volontariato.
Il confine tra bene e male è sempre labile, ed è difficile identificarli.
Ciò che all’apparenza può sembrare in un modo, potrebbe rivelarsi l’esatto contrario.
Non ci sono mezzi termini per definire questa storia.
Le emozioni che proverete leggendo saranno estreme.
Odierete alcuni gesti, alcuni comportamenti.
A volte vi sorprenderete a provare pietà per il killer.
Un attimo dopo lo disprezzerete e sarete dispiaciuti per la vittima.
Perché? Perché vittima e carnefice, in fondo, sono uomini, proprio come noi e, anche se sembra assurdo, proveremo compassione per tutti loro.
Vi arrabbierete tantissimo sentendo il serial killer etichettare le donne con una frase come la seguente: “erano tutte puttane. Fino all’ultima“.
Vi sentirete umiliate e violentate.
Avrete sete di vendetta, esattamente come Kelly.
Inizierete la vostra personale caccia all’uomo e vi indignerete constatando i pochi progressi della polizia.
E poi, una volta girata l’ultima pagina, vi sembrerà di conoscere queste persone, di essere entrati nelle loro vite.
E, in qualche modo, anche loro saranno entrate nella vostra.
⭐⭐⭐⭐/5
–Elaysa–
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