SEGNALAZIONE DEL MESE – Novità editoriali Il Saggiatore

Buon pomeriggio Viaggiatori!

In questo secondo articolo di oggi parliamo ancora di novità editoriali questa volta targate Il Saggiatore.
Qui sotto trovate un recap delle uscite di febbraio.

Lasciatevi ispirare! ☀

Ci chiamavano matti. Voci dal manicomio (1968-1977) – Anna Maria Bruzzone
«L’uomo in un caos diventa un caos; l’uomo, fatto vivere come una bestia, diventa bestia.» Lo sa bene Milvia, trentatré anni, che nel 1968, quando si racconta ad Anna Maria Bruzzone, è già al secondo ricovero presso l’Ospedale psichiatrico di Gorizia. Fino a poco fa quella del manicomio era un’istituzione dalle caratteristiche simili a quelle della prigione, dominata da pratiche violente e rapporti verticali disumanizzanti; uscirne era quasi impossibile. Ma negli anni sessanta, proprio partendo dall’ospedale di Gorizia, Franco Basaglia e la sua équipe iniziano a rovesciarne le logiche, in quello che si rivelerà il primo passo di una delle grandi rivoluzioni della scienza medica contemporanea. Anna Maria Bruzzone si reca a Gorizia per documentare questo passaggio storico. Vi passa due mesi, frequentando la struttura ogni giorno, partecipando alle riunioni di reparto, trascorrendo ore e ore con i degenti e trascrivendo fedelmente le loro storie e i loro pensieri. Il risultato è una raccolta straordinaria di testimonianze: un vero e proprio coro di voci, che si allarga poi quando, nel 1977, Bruzzone visita l’Ospedale neuropsichiatrico di Arezzo. Il suo diventa così un grande racconto collettivo sull’istituzione manicomiale in cui per la prima volta sono i «matti» a prendere la parola, con i loro trascorsi e le loro riflessioni, i dolori, le speranze e le paure, con il loro sguardo ravvicinato sulla vita e l’evoluzione dell’istituto: da Michela, che teme di essere abbandonata dai genitori che si vergognano di lei, a Bruno che, or- fano e solo, è stato rinchiuso in manicomio ad appena sedici anni; da Onorina, alle spalle dieci elettroshock, che ha preso a cucire «per cercare di star meglio ed essere più pronta quando andrò a casa», a Gregorio che vorrebbe partecipare alle riunioni dei degenti ma «di fronte a un pubblico non riesco a connettere i concetti». Arricchita dalle interviste inedite del 1968, questa nuova edizione di “Ci chiamavano matti” offre uno sguardo unico su un passato solo apparentemente distante. Un’opera che ci costringe ad ascoltare il grido degli emarginati, che dalle camere imbottite di ieri continua a riecheggiare ignorato nelle nostre grandi, sorde città.

Troverai più nei boschi. Manuale per decifrare i misteri e i segni della natura – Francesco Boer
Parcheggiamo in uno spiazzo di montagna, chiudiamo in auto le preoccupazioni e il ritmo frenetico della vita lavorativa e cominciamo a camminare. A volte confondiamo la camminata con una prestazione sportiva: procediamo a testa bassa, veloci, in gara con il tempo, sacrificando l’attenzione verso ciò che ci circonda. Ma accomodando il passo e respirando un’aria diversa dal solito ci renderemo conto di essere in una zona di frontiera tra la spontaneità della natura e il mondo degli uomini. E allora rallentiamo, guardiamoci intorno e assaporiamo ogni fruscio: perché quando un essere umano entra in un bosco con diffidenza non viene accolto, mentre chi si lascia coinvolgere dalla natura viene invitato a danzare con lei. Francesco Boer apre il sentiero e ci guida in questa passeggiata che abbraccia tutti i paesaggi e tutte le stagioni. Lo sguardo non è solo quello del naturalista: i fiori che ci indica sono astri in un cielo verde, nel letto del fiume insieme alle acque scorre il tempo, il bruco si trasforma in farfalla in un processo di metamorfosi e rigenerazione, le erbe officinali trasmettono sapienze antiche, l’ululato del lupo mette a nudo le nostre paure. Ogni cosa è un simbolo: il senso della natura si completa in noi grazie al suo valore simbolico. Non è lei a essere diversa; sono la nostra mente, il nostro cuore, la nostra anima che passo dopo passo imparano a cogliere sempre più significati, a partecipare dei suoi doni. Accompagnato da numerose illustrazioni, realizzate da chi, prima di noi, ha subito l’incanto della bellezza della Terra, questo libro si ispira alla famosa massima di Bernardo di Chiaravalle – «Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà» – e si rivela un manuale di autoconsapevolezza e riscoperta della natura e della sua simbologia. Fermiamoci dunque a contemplare i riflessi del lago che si confondono con la realtà e scaliamo la montagna, là dove la terra sfiora il cielo, per poi scendere verso il mare: la spiaggia è un confine dell’anima e ogni granello di sabbia ha una storia da raccontare.

E ricomincia il canto. Interviste – Lucio Dalla (a cura di Jacopo Tomatis)
Lucio, chi sei tu? Un clarinettista jazz, un beatnik, un solista ventenne a Sanremo, un cantautore, uno dei più rivoluzionari musicisti della canzone italiana, una popstar globale adorata da quattro generazioni diverse? Lucio, dove vai? Nella tua Bologna in cui non si perde neanche un bambino, a Roma dove la sera fa miracoli, tra il caos di Corso Buenos Aires, nella Napoli il cui mare luccica? Lucio, cosa salvi dei momenti colorati che tu chiami vita? I dischi con il poeta Roberto Roversi, i concerti con De Gregori e Ron, le automobili delle Mille Mi- glia, «Caruso» cantata assieme a Luciano Pavarotti davanti a milioni di telespettatori? Ti contraddici, Lucio? Certo che ti contraddici: contieni moltitudini. E per fortuna le hai condivise con il mondo. “E ricomincia il canto” è un viaggio nell’irripetibile, proteiforme, spettacolare esistenza di Lucio Dalla, narrato dalle sue stesse parole. Il ritratto di un artista che non si è mai negato ai microfoni, concedendosi generosamente a intervistatori di tutti i tipi – da Giorgio Bocca a Gianni Morandi, da Monica Vitti a Vincenzo Mollica – ed esponendosi fino a mettere a nudo la sua più profonda intimità: la morte del padre a sette anni, l’intenso rapporto con la madre, i palchi calcati da adolescente auto- didatta al fianco di Charles Mingus, Bud Powell ed Eric Dolphy, i film con i fratelli Taviani e Mimmo Paladino, la passione per il basket, la devozione per Padre Pio, l’amore e il sesso, la creatività, la censura, le opinioni su venerati maestri e giovani esordienti – da Chet Baker ad Alanis Morissette, da Prince ai Nirvana –, le malinconie e le paure. Curata dal musicologo Jacopo Tomatis, questa raccolta di interviste rappresenta un documento che attraversa i quarantacinque anni di car-riera di una delle più grandi icone pop del nostro paese. Un’opera che ci ricorda che una canzone può terminare in qualunque momento, ma la sua musica continuare a risuonare: «Ma sì, è la vita che finisce / ma lui non ci pensò poi tanto. / Anzi si sentiva già felice / e ricominciò il suo canto».

Guida galattica per naturalisti. Cosa gli animali ci dicono sull’universo – Arik Kershenbaum
L’esistenza di pianeti abitabili all’esterno del Sistema solare è ormai certa e gli scienziati sono convinti che presto scopriremo forme di vita extraterrestri; ma siamo davvero pronti per il primo contatto con gli alieni, visto che la nostra fantasia continua a essere popolata dalle creature fantastiche e inquietanti generate nel nostro immaginario dai romanzi e film di fantascienza? Per Arik Kershenbaum dobbiamo partire da ciò che sappiamo della vita sul nostro pianeta: il modo in cui sono fatti gli organismi terrestri può dirci come potrebbero essere fatti i viventi degli altri mondi. Su qualsiasi pianeta, come sulla Terra, gli animali dovranno muoversi, trovare cibo, sfuggire ai predatori, riprodursi, comunicare con i propri simili; e i loro corpi saranno plasmati dalle forze dell’ambiente e dell’evoluzione. Basta uno sguardo più attento alle soluzioni della vita intorno a noi per farci un’idea dei possibili ecosistemi alieni e formulare ipotesi affascinanti quanto plausibili. Grazie a “Guida galattica per naturalisti” scopriamo così che lo scheletro di un delfino, simi- e a quello di un antico ittiosauro, potrebbe essere anche il modello per altri agili predatori acquatici; che in ambienti in cui non ci si può affidare alla vista potrebbero essere diffuse le comunicazioni attraverso suoni, come nei pipistrelli, o segnali elettrici, come in alcune specie di pesci. Visitiamo mondi acquatici ricoperti da una crosta di ghiaccio eterno, sotto la quale organismi simili a gran- chi e vermi potrebbero vivere capovolti; pianeti costellati di laghi di idrocarburi su cui gli animali potrebbero spostarsi con ciglia o pedicelli come molti invertebrati; atmosfere gassose talmente dense da poter ospitare ecosistemi aerei, domi- nati da esseri simili a meduse volanti. Non fatevi prendere dal panico davanti alla vastità del cosmo, alle possibili forme bizzarre dei suoi abitanti, al futuro incontro con civiltà aliene: aprite “Guida galattica per naturalisti” e preparatevi a viaggiare dove nessun lettore è mai giunto prima.

Appunti da un’Apocalisse. Viaggio alla fine del mondo e ritorno – Mark O’Connell
L’Apocalisse non è una fantasia distopica, non è una remota possibilità. L’Apocalisse è intorno a noi: è negli aggiornamenti quotidiani sulla pandemia, è nei video YouTube sullo scioglimento dei ghiacciai, è nelle conversazioni quotidiane sul futuro. È sui giornali, sul web e sui social. Ma cosa sta facendo, concretamente, l’umanità per evitare la fine? Mark O’Connell ha intrapreso un viaggio alla ricerca di risposte. Ha visitato i bunker di lusso costruiti in Sud Dakota. Ha partecipato ai raduni dei membri della Mars Society, convinti che l’unica possibilità sia colonizzare altri pianeti. Ha visitato la Nuova Zelanda, Paese che i tycoon della Silicon Valley hanno scelto come rifugio dal collasso sociale. E infine, si è recato a Chernobyl, il luogo dove l’Apocalisse è già avvenuta, e dove l’umanità è stata spazzata via e resa irrilevante: una visione di un possibile futuro. Il risultato è un libro brillante e sarcastico, ma anche molto intimo: da padre di due bambini, l’autore si domanda in che mondo i suoi figli dovranno abitare. Raccontare l’Apocalisse significa raccontare noi e il tempo in cui viviamo, significa immergersi nell’immaginario contemporaneo e descriverne le paure e le ansie, ma anche le speranze: secondo O’Connell, potremo sfuggire alla fine del mondo non costruendo una via di fuga personale, ma solo rinforzando le comunità che già esistono.

Dominio – Andrea Esposito
In una periferia in cui piove sempre, in cui i detriti e la sporcizia riempiono il paesaggio, in cui si muovono vite disperate e stanche, si aggira l’Esattrice. Non ha nome, ma ha un compito: prendere quello che spetta a Nunzio, il boss della zona. Suo padre era Esattore prima di lei, sua figlia Catia lo diventerà dopo. Cane, uno dei tossici che frequentano il quartiere, cerca di ribellarsi, ma nel tentativo di divincolarsi dalla presa dell’Esattrice, la uccide. È l’inizio di una fuga disperata e senza fiato, che si snoda tra pozzanghere, fognature, edifici abbandonati e personaggi ambigui e quasi onirici: alle sue calcagna, lo spietato e sfigurato sicario Serse. In una suburra che sembra Roma ma ha tratti di universalità, Andrea Esposito ambienta una favola nera di sopraffazione e violenza, che ricorda Dogman per la cruda descrizione della disperazione e dei soprusi.

Pensare come Ulisse. Che cosa gli antichi possono insegnarci sulla nostra vita – Bianca Sorrentino
Cosa ci insegnano Ulisse, il suo “multiforme ingegno” e la sua superbia sui limiti della scienza e della conoscenza umane? Come può la tragedia greca (Eschilo in particolare) aiutarci a comprendere i drammi che avvengono nel Mediterraneo? Quale insegnamento possiamo trarre dalle ribellioni di Prometeo e Antigone, in un momento storico in cui la ribellione appare l’unica via di salvezza? Che senso ha, insomma, riscoprire i classici nella nostra epoca iperconnessa e caotica? Spaziando tra le parole degli antichi e le loro rielaborazioni moderne, Bianca Sorrentino mostra che nei miti si trovano risposte alle domande di oggi, a questioni come il confronto tra i generi, il valore del corpo, il senso della giustizia e della politica, la salvaguardia della natura e del pianeta. Perché i classici hanno molto da insegnarci non solo quando ci immergiamo nelle storie che raccontano, ma anche quando li interpretiamo sotto la luce del nostro tempo e da millenni restano lì, a farsi interrogare su questioni che il tempo non ha saputo risolvere.

Sesso, androidi e carne vegana. Avventure ai limiti di cibo, eros e morte – Jenny Kleeman
Nascita, cibo, sesso, morte: sono quattro esperienze fondamentali della vita umana, che la definiscono e la sintetizzano e che ognuno di noi deve affrontare. Ma la tecnologia sta spingendo sempre più in là le frontiere, i limiti stessi di queste esperienze, cambiandone il significato. Cosa succederebbe se potessimo avere figli senza gravidanze? Se potessimo avere rapporti sessuali soddisfacenti senza bisogno di altri esseri umani? Se potessimo mangiare cibo creato in laboratorio? Se potessimo morire quando vogliamo, in modo del tutto indolore? Jenny Kleeman ha scritto un reportage sul futuro (prossimo) di eros, cibo, morte e nascita: ha intervistato robot del sesso coscienti e senzienti, indistinguibili dagli esseri umani, ha assaggiato la carne allevata in provetta e ha partecipato a incontri riservatissimi dove si danno alle persone gli strumenti tecnici per morire quando desiderano, nel modo meno doloroso possibile. Ha visto cose, insomma, che noi umani non potremmo neppure immaginarci e ha intervistato i loro creatori, per capire quale sia il limite oltre il quale non potremo più definirci umani. Ammesso che ce ne sia uno.

Storia della pasta in dieci piatti. Dai tortellini alla carbonara – Luca Cesari
Amatriciana, pesto, ragù alla bolognese, lasagne, pasta ripiena, gnocchi. Siamo tutti convinti di conoscere alla perfezione come si preparano questi piatti, e cosa prevede “la tradizione”. Ma se scoprissimo che l’italianissima carbonara è nata negli Stati Uniti e che la ricetta “tradizionale” (guanciale, uova, pecorino, niente panna) è apparsa solo alla fine degli anni sessanta? E che invece le fettuccine Alfredo, considerate simbolo di posticcia cucina italoamericana, sono in realtà nate nella Roma dell’Ottocento? Anche la pasta cambia al cambiare dei tempi e Luca Cesari, firma del Gambero Rosso, accompagna il lettore alla scoperta della storia di dieci ricette celeberrime e delle loro modifiche nel corso della storia, dalle prime apparizioni degli gnocchi sui manoscritti trecenteschi al ragù alla corte dei papi del Settecento, da Pellegrino Artusi ai libri di cucina contemporanei, passando per buongustai famosi come Ugo Tognazzi, o Eduardo de Filippo. La storia della pasta è anche una storia d’Italia.

Elaysa

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