Orrore alla periferia di Roma. Un ragazzo di 23 anni è stato ucciso in un appartamento del Collatino dopo essere stato torturato per ore. Il delitto è in apparenza privo di movente.
– La Repubblica, 6 marzo 2016-
Il 6 marzo 2016 Roma si sveglia con una notizia destinata a sconvolgere l’Italia intera.
Nella notte, nel quartiere Collatino, in Via Igino Giordani, un ragazzo di 23 anni è stato brutalmente assassinato dopo ore di sevizie.
La vittima è Luca Varani.
I carnefici Manuel Foffo e Marco Prato.
Ciò che accadde quella notte lo sappiamo tutti: la notizia ha occupato le prime pagine di notiziari e quotidiani per mesi interi e non credo sia necessario raccontarvi l’accaduto.
Buongiorno Viaggiatori!
Ebbene si, finalmente sono qui a scrivere la recensione del primo libro letto in questo 2021.
E’ passato un po’ di tempo, lo so. Non avrei voluto farne passare così tanto ma la vita (la tesi) ha preso il sopravvento e non sono più riuscita a dedicarmi al blog come avrei voluto.
Comunque basta chiacchiere, entriamo nel vivo dell’argomento.
Come avrete immaginato, il protagonista di questa recensione è La città dei vivi di Nicola Lagioia, il romanzo true crime basato sulla storia dell’omicidio di Luca Varani, per mano di Manuel Foffo e Marco Prato.
Il libro è stato un vero e proprio caso editoriale che ha diviso critici e lettori.
Infatti, se da un lato troviamo chi paragona questa inchiesta a quella portata avanti da maestri del genere come Truman Capote ed Emmanuel Carrère, dall’altra c’è invece chi considera l’accostamento esagerato.
Per quanto mi riguarda, credo di trovarmi nel mezzo: il livello di accuratezza giornalistica raggiunto da Carrère nel suo L’avversario è, a mio parere, qualcosa di inarrivabile.
Lagioia trae conclusioni dalle indagini della polizia, cercando di andare più a fondo possibile, indagando la psicologia dei soggetti coinvolti. Interroga testimoni o presunti tali, ricostruisce i fatti, le relazioni che intercorrono tra le persone al centro della vicenda, cerca di scoprire gli altarini nascosti nella vita di tutti loro.
Ma dove sta la verità?
Chi erano davvero Marco Prato e Manuel Foffo?
Chi era davvero Luca Varani?
Beh, sicuramente erano dei ragazzi in una società sbagliata.
Manuel Foffo e Marco Prato, provenienti dalla borghesia romana, hanno sfruttato la loro posizione per prevaricare gli altri; Luca Varani è stata soltanto una vittima per caso.
Senza dubbio Manuel Foffo e Marco Prato appartenevano ad un brutto giro, Luca ci è finito. Per caso.
Il divario tra le due tipologie è notevole e Nicola Lagioia è stato capace di metterlo su carta, farlo percepire in maniera chiara al lettore e questo, sicuramente, è un punto a suo favore.
In molti hanno criticato la mancanza di fonti concrete nella ricostruzione di Lagioia.
Io invece penso che le fonti ci sono, eccome se ci sono.
I post di Facebook sono una fonte; gli SMS sono una fonte; le chat di Whatsapp sono una fonte; così come le parole dei testimoni, dei familiari, dei conoscenti.
E infine, anche la città stessa, Roma, è una prova.
Infatti, l’atmosfera decadente che Lagioia costruisce in queste pagine lascia sicuramente il segno.
Le descrizioni, più o meno dettagliate, della città, delle sue strade, della gente che passeggia, creano delle scene vive, reali. Scene che, come dice l’autore stesso, sono in netta contrapposizione con ciò che stava invece succedendo nel quartiere Collatino.
Come potete notare, non sto entrando troppo nel dettaglio con la storia in quanto tutti conosciamo la cronaca relativa a questo fatto.
Ma allora perché dovreste leggere il libro?
La città dei vivi merita di essere letto perché getta uno sguardo diverso sulla vicenda, uno sguardo d’insieme senza però tralasciare i dettagli; è utile per conoscere la storia fino in fondo, raccontata da qualcun altro ma, al tempo stesso, dall’interno.
No, non è un libro facile da leggere. Nonostante sia molto scorrevole a livello di stile di scrittura, i fatti narrati vi turberanno.
Alcuni passaggi saranno difficili da leggere, magari ci ripenserete anche dopo, una volta chiuso il libro.
Personalmente, ciò che mi ha colpito di più è stata la descrizione dell’appartamento in cui è avvenuto il delitto. Dalle parole dell’autore ho percepito la miseria.
Ho quasi sentito l’odore del sangue mentre leggevo la descrizione delle sevizie. Perché sì, c’è anche questo.
E’ una storia cruda e difficile, da vivere, raccontare e leggere.
E’ la storia del genere umano, costantemente diviso tra bene e male, tra impulso e razionalità.
La società, rappresentata in queste pagine, è la società moderna fatta di droga, sballo, pazzie, volontà di superare ogni limite.
E forse è proprio la consapevolezza dell’influenza che la società ha sulle persone che la abitano, a colpire maggiormente il lettore.
Tutti temiamo di vestire i panni della vittima. Viviamo nell’incubo di venire derubati, ingannati, aggrediti, calpestati. Preghiamo di non incontrare sulla nostra strada un assassino. Ma quale ostacolo emotivo dobbiamo superare per immaginare di poter essere noi, un girono, a vestire i panni del carnefice?
E’ sempre: ti prego, fa’ che non succeda a me. E mai: ti prego, fa’ che non sia io a farlo.
Ho sentito/letto molte critiche riguardo questo libro. A mio avviso, il problema sta a monte, in quel famoso paragone citato prima.
Se nessuno avesse azzardato con una cosa simile, La città dei vivi sarebbe stata percepita per come merita, ovvero come un bel libro di true crime, capace di raccontare, far riflettere ed emozionare.
Penso abbiate capito che il libro, a me è piaciuto.
L’unico aspetto che forse non ho apprezzato particolarmente è la pretesa di voler rappresentare il male in tutte le sue forme. Diciamo che la città e la storia facevano già la loro parte, non c’era bisogno di arrivare all’eccesso.
Ovviamente mi riferisco alla presenza insensata direi, del pedofilo. Anche no.
Queste pagine mi hanno turbata, come mi aspettavo;
mi hanno lasciata a bocca aperta, in alcuni momenti;
mi hanno fatto riflettere sulla vita, sulla morte, sulla precarietà umana.
Cosa può spingere due ragazzi a compiere un delitto così crudele?
Se vi aspettate di ricevere una risposta a questa domanda, vi sbagliate. Sarebbe come pretendere di sapere qual è il senso della vita.
Se invece, vi approcciate al libro con l’intento di scoprire le parti oscure della nostra “umanità”, prego, iniziate il vostro viaggio.
⭐⭐⭐⭐/5
–Elaysa–
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