Buon pomeriggio Viaggiatori!
Ieri, 13 settembre, è iniziato ufficialmente il nuovo GDL organizzato dalle sorelle Chiara e Laura di Sister’s books (profilo Instagram) e per la prima volta ho deciso di partecipare anche io.
Il libro protagonista è La biblioteca dei morti di Glenn Cooper, un libro tra i miei super preferiti.
Se vi ricordate, tempo fa vi avevo detto che avrei voluto leggerlo, anzi rileggerlo, a breve per poi proseguire con gli altri volumi della serie, ristampati alla fine del 2020.
Quale migliore occasione?
Il GDL è iniziato appunto ieri quindi avete tutto il tempo per aggiungervi se desiderate farlo.
Per aiutarvi a capire se ne vale la pena, ho deciso di pubblicare oggi l’incipit del romanzo.

Titolo: La biblioteca dei morti
Autore: Glenn Cooper
Tratto da: 1
New York,
21 maggio 2009
David Swisher ruotò la trackball del BlackBerry finché non evidenziò l’e-mail del direttore finanziario di un suo cliente. Il tizio voleva discutere di un prestito e, siccome veniva da Hartford, gli chiedeva quando sarebbe stato disponibile. Ordinaria amministrazione. Digitò col pollice una risposta, mentre la berlina procedeva a singhiozzo nel traffico di Park Avenue.
Un trillo annunciò un’e-mail. Era di sua moglie. Ho una sorpresa per te.
Le rispose con un SMS: Fantastico! Non vedo l’ora.
Fuori del finestrino, i marciapiedi erano gremiti di newyorkesi inebriati dal trionfo della primavera. La luce crepuscolare e l’aria tiepida davano slancio ai loro passi e mettevano allegria. Gli uomini con la giacca appesa al pollice e le maniche rimboccate sentivano il vento sugli avambracci scoperti e le donne in gonna corta e leggera lo avvertivano contro le gambe. La vitalità stava aumentando. Gli ormoni intrappolati come navi nel ghiaccio artico, ricominciavano a scorrere nel disgelo primaverile.
[…]
La berlina si fermò davanti al suo palazzo tra Park Avenue e l’81st Street e, nei quattro metri che separavano il cordone del marciapiede dal portone, David si rese conto che il tempo era piacevole.
[…]
David mise giù il cane e andò a prendere la posta, smistandola in varie pile come faceva sempre, in modo quasi ossessivo: le fatture, gli estratti conto, la pubblicità, la posta personale, i cataloghi di lui, i cataloghi di lei, le riviste, una cartolina…
Una cartolina?
Una semplice cartolina bianca col suo nome e con l’indirizzo scritti in caratteri neri. La girò.
C’era una data: 22 maggio 2009. E, accanto, c’era un’immagine che lo turbò: il profilo inconfondibile di una bara, alta un paio di centimetri, disegnata a penna.
-Elaysa-
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