Buongiorno Viaggiatori!
Torno su questo blog dopo una lunga pausa, durata fin troppo per quanto mi riguarda.
Sono state tante le cose che mi hanno tenuta lontana da voi ma oggi si ricomincia, cercando di dare la giusta importanza alle cose che mi fanno stare bene e non lasciarmi sopraffare.
Ancora una volta, in questo periodo difficile, i libri sono stati il mio porto sicuro; sono stati loro a salvarmi dai pensieri negativi. In loro ho ritrovato tutto ciò che mi mancava in quel momento.
Purtroppo la concentrazione spesso era precaria quindi mi sono dovuta accontentare di poche pagine al giorno ma tanto è bastato per farmi evadere; in compenso ho fatto parecchi danni in libreria che vi mostrerò prossimamente.
Ad oggi sto leggendo Games. Piccoli giochi innocenti di Bo Svernström, un thriller nordico di quelli che ti lasciano col fiato sospeso fino all’ultima riga. Sono a metà libro e finora i colpi di scena non sono di certo mancati.
La storia segue due filoni narrativi diversi, posti su linee temporali lontane, che coinvolgono numerosi protagonisti. Quasi trent’anni fa Robert ha ucciso un suo amico senza averne memoria. Oggi si ritrova costretto a rimuginare su quella brutta storia, alla ricerca della verità. Nel frattempo, sul lungolago viene ritrovato il cadavere di una ragazzina e la città si macchia di un nuovo apparente omicidio. Le indagini ricominciano portando con sé tanti strani incidenti e verità nascoste.
Qualche settimana fa avevo iniziato anche Atti osceni in luogo privato di Marco Missiroli, acquistato in ebook dopo averlo visto tra i consigliati del mio Kindle. Ho letto una trentina di pagine e poi ho deciso di metterlo in pausa. Non mi ha coinvolta al punto da non staccarmi più come invece sta succedendo con il thriller citato prima.
Allo stesso modo, ho momentaneamente abbandonato la lettura de Il rosso e il nero di Stendhal per mancanza della concentrazione necessaria. E’ un mattone veramente troppo pesante per me adesso ma lo riprenderò sicuramente in futuro.
Tra i mattoni conclusi invece c’è il capolavoro di Madame Bovary. Per me è stata la terza rilettura e devo dire che Flaubert non delude mai. In lista per essere letto c’è anche L’educazione sentimentale che avevo già provato ad affrontare qualche anno fa, purtroppo senza arrivare in fondo.
In periodi come questo tendo sempre ad evitare letture impegnative perché sento di aver bisogno di storie coinvolgenti, fulminanti, che ti entrano nell’anima fin da subito, senza troppi giri di parole.
Ho scelto quindi tre libri che rispecchiano queste caratteristiche e sono riuscita a terminarli con grande soddisfazione e, in alcuni casi, con le lacrime agli occhi.
Il primo libro è Niente di vero di Veronica Raimo, vincitore del Premio Strega Giovani 2022 e candidato alla vittoria del Premio Strega. Acquistato e subito letto. Uno stile di scrittura molto scorrevole che, nella sua apparente leggerezza, scava nel profondo della nostra anima e delle nostre idee. Si tratta di un romanzo di autofiction in cui l’autrice cerca di raccontare la sua vita familiare mettendo l’accento sia sugli eventi della sua infanzia e giovinezza ma anche, e soprattutto, sulle persone, in particolare sui genitori.
Il meccanismo che sta alla base è quello classico della scrittura autobiografica: un recupero degli avvenimenti più significativi della vita dei protagonisti, attorno ai quali far ruotare la narrazione che si arricchisce poi di sensazioni ed emozioni.
Il titolo ovviamente è provocatorio: un’autobiografia (per quanto manipolata) che si intitola Niente di vero, fa subito scattare qualcosa nella mente del lettore che si ritrova a dubitare della veridicità di ciò che sta leggendo. Tra ricordi fallaci, eventi accaduti o solo immaginati, in un contesto familiare con i suoi schemi malati che, inevitabilmente, si finisce per interiorizzare. Un mix di vero e non vero, bugia e verità semplicemente travolgente.
Poi ho letto Un viaggio chiamato vita di Banana Yoshimoto. Ho scoperto quest’autrice l’anno scorso, quando avevo bisogno di qualcosa che mi scaldasse il cuore. Da subito ho capito che lei era quella giusta.
Delicata, leggera eppure ugualmente profonda.
Questo libro è una raccolta di pensieri e frammenti di memoria autobiografici che sottolineano l’importanza delle esperienze nella vita di tutti noi. Tra descrizioni evocative di paesaggi orientali e la dolcezza dei ricordi, mi sono sentita coccolata da questo racconto.
Infine, concludiamo in bellezza con un nuovo amore: Amélie Nothomb e la sua scrittura folgorante. Ebbene sì, finalmente mi sono decisa e ho letto Cosmetica del nemico dopo averne sentito parlare molto bene, tra le altre, da Gaia Lapasini.
Un libricino breve ma molto intenso che sul retro di copertina viene definito “un’indagine sulla doppiezza dell’uomo e sulla cecità”. Pagina dopo pagina, l’autrice fornisce al lettore vari pezzi di un puzzle che va componendosi, fino ad arrivare ad una rivelazione finale impossibile da dimenticare.
La scena si volge all’interno della sala di attesa di un aeroporto; il nostro protagonista sta leggendo per passare il tempo quando all’improvviso la sua pace viene turbata da un altro personaggio che fa di tutto per avviare una conversazione con lui. Un dialogo che si fa sempre più serrato, con domande sempre più invadenti e risposte che chiariscono il dubbio principale: chi è il nemico del titolo?
Bene Viaggiatori, questi erano i miei aggiornamenti di lettura. Sono molto contenta della qualità delle letture fatte in quest’ultimo periodo, nonostante la vita abbia preso il sopravvento, molto spesso in negativo.
Cercherò di essere più presente perché mi sono resa conto, ancora una volta, che scrivere qui mi fa bene.
A presto
–Elisa–
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Un viaggio chiamato vita, mi piacerebbe leggerlo.
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