Buon pomeriggio Viaggiatori ✨
Nell’articolo di ieri vi ho raccontato le mie letture del periodo e oggi vi propongo l’incipit di una di esse ovvero Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood.
Presumo che la maggior parte di voi conosca la storia che sta alla base del romanzo, considerando che è stato un vero e proprio caso editoriale, molto discusso e approvato dalla critica.
Ambientato in quelli che sembrano essere gli Stati Uniti, il libro mette in scena le conseguenze drammatiche di un regime totalitario che sta affondando le sue radici. Una realtà complessa in cui i diritti sono ormai inesistenti, soprattutto per le donne, vere e proprie marionette nelle mani della società.

Titolo: Il racconto dell’ancella
Autrice: Margaret Atwood
Si dormiva in quella che un tempo era la palestra. L’impiantito era di legno verniciato, con strisce e cerchi dipinti, per i giochi che vi si effettuavano in passato; i cerchi di ferro per il basket erano ancora appesi al muro, ma le reticelle erano scomparse. Una balconata per gli spettatori correva tutt’attorno allo stanzone, e mi pareva di sentire, vago come l’aleggiare di un’immagine, l’odore acre di sudore misto alla traccia dolciastra della gomma da masticare e del profumo che veniva dalle ragazze che stavano a guardare, con le gonne di panno che avevo visto nelle fotografie, poi in minigonna, poi in pantaloni, con un orecchino solo e i capelli a ciocche rigide, puntute e striate di verde. C’erano state delle feste da ballo; la musica indugiava, in un sovrapporsi di suoni inauditi, stile su stile, un sottofondo di tamburi, un lamento sconsolato, ghirlande di fiori di carta velina, diavoli di cartone e un ballo ruotante di specchi, a spolverare i ballerini di una neve lucente.
Sesso, solitudine, attesa di qualcosa senza forma né nome. Ricordo quello struggimento per qualcosa che stava sempre per succedere e non era mai la stessa cosa, con le mani che c’erano addosso lì per lì, nel piccolo spazio dietro casa, o più in là nel parcheggio, o nella sala della televisione col sonoro abbassato e soltanto le immagini, guizzanti, sulla carne tesa. Ci struggevamo al pensiero del futuro. Come l’avevamo appresa, quella disposizione all’insaziabilità? Era nell’aria; e restava ancora nell’aria, un pensiero persistente, mentre si cercava di dormire, nelle brande militari che erano state disposte in corsie, con molto spazio tra l’una e l’altra, così che non si potesse parlare.
In queste prime righe del romanzo, ciò che appare subito chiaro è lo stile dell’autrice: descrizioni molto dettagliate ed evocative, che permettono al lettore di entrare nella scena con tutti e cinque i sensi. Per ciò che riguarda la trama, si ha soltanto un piccolo frame di un quadro che andrà componendosi pagina dopo pagina.
–Elisa–
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