«Che ne diresti se mi tagliassi i baffi?».
Agnès, che sfogliava una rivista sul divano, diede in una risata leggera, poi rispose: «Sarebbe una buona idea».
Inizia così I baffi, romanzo di Emmanuel Carrère pubblicato per la prima volta nel 1986.
Una domanda apparentemente stupida, dalla quale ci si possono aspettare svariate risposte, nessuna delle quali particolarmente eclatante o tantomeno sconvolgente.
Un gesto semplice, quotidiano, come tanti altri che compiamo durante la giornata.
Un gesto che, nel caso specifico, rappresenterà una frattura con il sé e col mondo.
Perché, come Carrère stesso ci insegna, niente è come sembra.
Buonasera Viaggiatori!
Finalmente, dopo diversi mesi, sono riuscita a raccogliere le idee per parlavi, spero nella maniera più completa possibile, del romanzo I baffi di Carrère, una delle ultime letture che ho fatto nel 2022 e che, credo, mi rimarrà dentro a vita.
E’ il terzo libro che affronto di questo autore e più leggo le sue opere, più mi convinco di voler leggere davvero tutto di suo. Ha una penna magnetica, capace di trasportarti lontano, in un vortice di mille emozioni, spesso opposte tra loro.
Si tratta di uno dei suoi pochi romanzi di fiction che si contrappone, in maniera netta, al resto della sua produzione letteraria costellata di riferimenti autobiografici.
Nonostante questa sostanziale differenza però, possiamo riscontrare tantissimi punti di contatto con gli altri libri a partire dai nomi ricorrenti di alcuni dei personaggi, passando per il gusto del grottesco, fino ad arrivare al tratto caratteristico dei protagonisti ovvero la tendenza a condurre una doppia vita (vedi L’avversario).
L’espediente narrativo, come avete potuto leggere dall’incipit che ho riportato qui sopra, è piuttosto semplice: il protagonista, di cui non conosceremo mai il nome, chiede alla moglie la sua opinione riguardo un eventuale rasatura dei baffi. La moglie, del tutto serenamente, acconsente all’idea.
Nelle pagine successive, il protagonista accoglie l’entusiasmo della moglie e decide di procedere nell’operazione mentre lei si reca al supermercato.
Niente di trascendentale, no?
Eppure, da questo momento in poi, la vita del protagonista si trasformerà in un’epopea che, pagina dopo pagina, assumerà tinte sempre più grottesche e surreali. Il lettore sarà testimone di un viaggio, allucinante e allucinato, di un uomo allo sbaraglio che perde progressivamente il contatto con la realtà, con la mente offuscata da mille dubbi circa la propria identità. La sua quotidianità viene stravolta da questo gesto impulsivo, fatto quasi per creare divertimento nelle persone intorno a lui e che invece, si tramuterà in un incubo.
Il taglio dei baffi, infatti, rappresenta per lui una vera e propria perdita di sé stesso in quanto, a seguito di questo cambiamento, che nessuno nota, cambierà il modo in cui si percepisce e quello in cui viene percepito. Ne deriva quindi una messa in discussione continua della sua persona, della sua vita e dei suoi legami che, semplicemente, si dissolvono e spariscono, come i baffi tagliati che vorticano nella profondità dello scarico della vasca.
Cosa può succedere nella mente di un individuo quando niente di ciò che ha costruito nella sua vita sembra essere reale?
Si crederà pazzo, ovvio. Ed è quello che succede anche al nostro protagonista che, cerca in tutti i modi di reagire per riappropriarsi della propria esistenza, per far sì che niente venga davvero cancellato e lui dimenticato.
All’inizio, non vedendo reazioni, crederà di essere vittima di uno stupido scherzo da parte di sua moglie e dei suoi familiari; passerà il suo tempo a cercare conferme dalle persone intorno a lui, cercherà di spronarli nel riconoscimento di questo suo cambiamento: ha avuto i baffi per una vita intera, come fanno le persone a non accorgersi che adesso li ha tagliati?
E poi, col passare dei giorni, il dubbio si insinua nella sua mente: e se non li avesse mai avuti? C’è davvero questa enorme differenza tra il sé di oggi e quello del passato? Se nessuno se ne accorge, se nessuno mi vede cambiato, come posso io riconoscermi in ciò che sono e in ciò che ero?
Di fatto, quali ipotesi aveva preso in esame? Primo, era pazzo. E questo, in realtà, anche se le apparenze deponevano a suo sfavore, sapeva che non era vero. Segno di follia, certo, si può sempre dire così, ma no, no, i suoi ricordi erano davvero troppo precisi. Dunque suo padre era vivo, i suoi amici esistevano, si era rasato i baffi.
Fin da subito, mentre leggevo questa storia e ne analizzavo le caratteristiche, nella mia mente si è formata vivida un’immagine di un qualcosa che già conoscevo.
Mi sono documentata in merito e ho avuto la conferma che I baffi, altro non è che un omaggio, perfettamente riuscito, all’autore siciliano Luigi Pirandello e al suo personaggio Vitangelo Moscarda, protagonista del romanzo Uno, nessuno e centomila.
Due uomini che realizzano, di colpo, di non essere ciò che hanno sempre creduto di essere; entrambi vivono lo stesso dramma esistenziale della perdita dell’identità e della conseguente emarginazione sociale scaturita dalla consapevolezza di essere percepiti in maniera diversa dalle persone intorno a noi. Se da un lato però abbiamo un personaggio che fa di questa consapevolezza il suo punto di forza (Vitangelo), dall’altro troviamo un personaggio che viene divorato dal disequilibrio che si è creato e che fa, della ricerca dell’originaria percezione di sé, un’ossessione che lo porta a scappare perfino da sé stesso.
Non mi dilungherò oltre sulla trama, trattandosi di un libro tanto assurdo quanto coinvolgente che merita davvero di essere vissuto fino all’ultima riga.
Vi basti sapere che il modo con cui Carrère decide di far proseguire la vicenda, si distacca completamente dallo stile di Pirandello e rimanda, invece, a una vera e propria tragedia contemporanea che si consuma nel tempo e nello spazio, con un colpo di scena finale che lascia senza fiato, come solo i grandi maestri del teatro sanno fare.
Se non si fosse ancora capito, il libro mi è piaciuto da impazzire, al punto che ho iniziato a fare ricerche per avere conferme riguardo i vari rimandi che avevo colto qua e là. Mi piace sempre tanto trovare collegamenti con altri autori, e credo rappresenti uno spunto di riflessione ulteriore che permette al lettore di inserire il romanzo in un contesto più ampio che funge poi da guida nella comprensione di ciò che viene narrato.
Inoltre, ancora una volta sono rimasta estasiata difronte alla maestria di Carrère che non perde mai occasione di stupirmi con le sue storie, narrate avvalendosi di uno stile perfettamente riconoscibile, un’impronta unica sempre così sorprendente eppure sempre uguale a sé stessa.
Infine, ho trovato questo romanzo terribilmente attuale per come tratta la tematica del riconoscimento di sé stessi attraverso l’approvazione degli altri, una tendenza che, nella nostra contemporaneità è più presente che mai.
Non si tratta infatti, di una storia fine a sé stessa. Queste pagine nascondono infatti una morale molto profonda che riguarda il nostro rapporto con le persone che ci circondano: quanto potere diamo a queste persone? Quanto ci lasciamo definire da ciò che percepiscono loro di noi?
Bene Viaggiatori, per oggi direi che è tutto!
Non è stato facile mettere nero su bianco tutte le emozioni che questo libro mi ha lasciato tanto è intenso e disturbante.
Spero comunque di avervi fatto entrare nella storia per quanto possibile e di avervi fatto venire voglia di leggere questo capolavoro.
A presto,
–Elisa–
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