Buongiorno Viaggiatori!
Oggi pubblicherò due articoli di segnalazione riguardanti le prossime uscite del mese di giugno.
Ho voluto dedicare un po’ di spazio ad un libro che secondo me lo merita per la storia che racconta e la realtà che ci descrive.
Uscirà in libreria il 4 giugno e il tema principale è l’emancipazione femminile in un paese profondamente maschilista quale è l’India.
Titolo: La casa e il mondo
Autore: Rabindranath Tagore
Casa editrice: Fazi
Prezzo di copertina: € 18,00
Sinossi: All’alba del ventesimo secolo, lo Stato del Bengala è la culla del movimento indipendentista indiano contro la dominazione britannica. Nikhil, proprietario terriero dall’indole mite e spirituale convinto che il tumulto che sta agitando il paese possa essere risolto in modo pacifico, vede presto irrompere la tensione anche tra le mura del suo palazzo: quando la moglie Bimala esce dall’isolamento del gineceo per fare la conoscenza di Sandip, leader radicale pronto a utilizzare qualsiasi mezzo per ottenere l’indipendenza, la donna rimane inevitabilmente attratta dal suo carisma e dalle sue idee in merito al futuro del paese. Si delinea così un pericoloso triangolo, in cui i due uomini, che rappresentano due modi differenti di interpretare la causa indiana contro l’imperialismo, diventano rivali anche nel campo degli affetti. Intanto Bimala, che insieme alla coscienza politica vede risvegliarsi il suo anelito verso l’emancipazione femminile, dovrà cercare di risolvere quell’opposizione tra «la casa e il mondo», apparentemente inconciliabile. Con una prosa elegante e raffinata, il romanzo tratteggia un personaggio femminile forte, coinvolgente sia dal punto di vista emotivo che da quello simbolico.
L’autore: poeta, prosatore, drammaturgo e filosofo indiano di lingua bengalese.
Tutto il lavoro poetico di Tagore fu volto a creare una “nuova India”, più moderna e indipendente di quella che Gandhi – negli stessi anni – stava cercando di affrancare dagli inglesi.
Tagore si proponeva di conciliare la cultura occidentale con quella orientale, e da profondo conoscitore della lingua inglese qual era, tradusse lui stesso le sue opere in inglese.
Figlio di un ricco bramino, studiò nel Regno Unito. Nel corso di questo lungo soggiorno, decise di anglicizzare il proprio cognome (originariamente Thakhur).
Tornato in patria, si dedicò all’amministrazione delle sue terre e a coltivare ogni forma d’arte.
In liriche destinate al canto, che egli stesso musicò e tradusse in inglese (Offerta di canto, 1913), in lavori teatrali ricchi d’intermezzi lirici (La vendetta della natura, 1884), in romanzi (Il naufragio, 1906), in novelle, memorie, saggi e nel corso di molte conferenze, Tagore ha affermato il proprio amore per la natura e per Dio, le proprie aspirazioni di fratellanza umana, la propria passione, l’attrattiva della fanciullezza.
Tagore cantò il divino immanente nella natura, richiamandosi alla tradizione filosofico-religiosa dell’India.
Dalla sua canzone Amar Shonar Bangla è stato tratto l’inno nazionale del Bangladesh.
Vinse il Premio Nobel per la letteratura nel 1913, primo Nobel letterario non occidentale nella storia del premio. Creò una scuola d’arte e di vita, La Visva Bharati University, che portò avanti fino alla fine della sua vita. Tagore è stato tradotto praticamente in tutte le lingue europee risultando forse l’autore di origini bengalesi più noto in Occidente. Le sue opere sono state pure, quasi tutte, tradotte in italiano. Inoltre fece costruire strade, ospedali e anche una scuola, la quale è a tutt’oggi un’università.
–Elaysa–