Ehi tu, leggi l’incipit! 📖

Buongiorno Viaggiatori!

Qualche giorno fa su Instagram vi ho mostrato la mia nuova lettura, un libro che leggerò contemporaneamente al mattone thriller che ho iniziato un po’ di tempo fa.
Questa volta si tratta di un classico francese: Il piacere della lettura di Marcel Proust.
Concepito inizialmente come una prefazione ad una traduzione che l’autore stesso ha fatto di un’opera, nel tempo è diventato uno dei testi più famosi di Proust.

Molto interessante è la prefazione di Emanuele Trevi con cui si apre il libro.
Righe che colpiscono dritte al cuore di un lettore.

Titolo: Il piacere della lettura
Autore: Marcel Proust
Tratto da: Sulla lettura


Non ci sono forse giorni della nostra infanzia vissuti più pienamente di quelli che abbiamo creduto di aver lasciato senza viverli, quelli trascorsi insieme a un libro prediletto. Tutto ciò che sembrava riempirli per gli altri, e che evitavamo come un ostacolo volgare a un piacere divino: il gioco per il quale un amico veniva a cercarci nel passaggio più interessante, l’ape o il raggio di sole fastidiosi che ci costringevano ad alzare gli occhi dalla pagina o a cambiare posto, le provviste per la merenda che ci avevano fatto portare e lasciavamo in disparte sulla panchina, senza toccarle mentre, sopra la nostra testa, la forza del sole declinava nel cielo azzurro, la cena per cui eravamo dovuti rientrare e durante la quale pensavamo solo a salire di sopra per finire, subito dopo, il capitolo interrotto, tutto questo, di cui la lettura avrebbe dovuto impedirci di percepire altro che l’inopportunità, ne incideva al contrario in noi un ricordo talmente dolce (talmente più prezioso, a nostro attuale giudizio, di quello che allora leggevamo con tanto amore) che, se ancor oggi ci capita di sfogliare quei libri di un tempo, è come i soli calendari che abbiamo conservato dei giorni andati, con la speranza di vedere riflessi nelle loro pagine stagni e dimore che non esistono più.
Chi non ricorda come me le letture fatte durante le vacanze, che avremmo successivamente celato in quelle di tutte le ore del giorno abbastanza tranquille e inviolabili da poter dare loro asilo? La mattina, rientrando dal parco, quando tutti erano usciti a “fare una passeggiata”, mi intrufolavo in sala da pranzo dove, fino all’ora ancora lontana del pasto, nessuno sarebbe entrato tranne la vecchia Félicie relativamente silenziosa, e dove avrei avuto per compagni, molto rispettosi della lettura, solo i piatti dipinti appesi al muro, il calendario da cui il foglio del giorno prima era stato da poco staccato, la pendola e il fuoco che parlano senza aspettare risposta e il cui dolce chiacchiericcio privo di senso non viene, come le frasi degli uomini, a sostituirne uno diverso alle parole che si stanno leggendo.

Elaysa

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